“Siamo
nel Nord piu` profondo. Una nave e` momentaneamente bloccata dal
ghiaccio, quando viene avvistato un uomo alla guida di una slitta
trainata da cani. Il comandante Walton ordina di issare l'uomo, ormai
stremato, che dopo essersi ripreso decide di raccontare la propria
storia. L'uomo raccolto e` uno scienziato svizzero, il dottor Viktor
Frankenstein, e si trova li perche` ha una missione: trovare e
uccidere il risultato del suo esperimento piu` abominevole. Inizia
dunque un lungo racconto, durante il quale il dottor Frankenstein
ripercorre la sua vita felice e tranquilla fino al funesto giorno in
cui decise di creare la vita, riportando in vita un uomo e creando un
mostro, che portera` rovina e sventura alla sua famiglia e che
rischia di diventare una seria minaccia per il mondo intero.”
La
storia della nascita di questo romanzo di Mary W. Shelley e` molto
nota ormai, ma per chi ancora non ne conoscesse l'origine, assicuro
che e` molto curiosa. E` infatti il frutto di una notte passata a
leggere storie di fantasmi tra amici durante una notte buia e
tempestosa: gli amici erano Mary Shelley e il marito, John W.
Polidori e Lord Byron. Da questa notte abbiamo avuto in dono “Il
vampiro” di Polidori (erroneamente attribuito a Lord Byron in un
primo momento) e appunto “Frankenstein – Il moderno Prometeo”
di Mary Shelley.
Come
per altri romanzi in cui il protagonista e` un “mostro” ormai
entrato nella tradizione popolare horror (Dracula, per esempio),
anche nel caso di Frankenstein
con
il tempo si e` perso quello che e` stato il significato originale; le
caratteristiche dei protagonisti della storia sono state prese,
rivisitate talmente tante volte che l'idea che abbiamo oggi del
dottor Frankestein e del suo mostro sono leggermente diverse da
quelle che Mary Shelley ha messo su carta. Tanto per cominciare,
siamo abituati a pensare a Frankenstein come a un mostro ottuso,
senza cervello, guidato solo dai suoi istinti animaleschi mentre il
dottore che lo ha creato e` si, un po` pazzo, ma fiero della sua
creatura come se fosse un figlio. Niente di piu` sbagliato.
Abbiamo
creato nel tempo una semplice storia dell'orrore, con un mostro che
dovrebbe far paura e ci siamo dimenticati di tutto il grosso e
importante significato che sta dietro questa storia.
Tanto
per cominciare, il “mostro” non solo non si chiama Frankenstein
(nome del suo creatore) ma non ce l'ha neanche un nome. Questo
perche` il dottore, una volta passata la frenesia e l'eccitazione per
la riuscita del suo esperimento, e dato uno sguardo alla creatura sul
suo tavolo, prova una immediata repulsione; prova orrore e si, anche
un po` di schifo, si convince che la creatura sia malvagia e
..scappa. Lascia baracca e burattini e va a nascondersi, come i
bambini che si convincono che se chiudono gli occhi, la marachella
appena combinata scomparira`. Da questa mia
affermazione si puo` forse intuire perche` il dottor Frankenstein non
riuscira` mai, durante tutto il romanzo, a suscitare un po` di
simpatia o solidarieta` in me. Infatti non si prendera` mai la
responsabilita` di cio` che ha fatto, ma sara` sempre colpa del
mostro. Il mostro e` cattivo, basta guardarlo, e sicuramente compira`
qualche orrendo misfatto. Certo.
Il
mostro effettivamente qualche orrendo misfatto lo compie, ma perche`
ce lo conducono. In realta` il mostro non e` per niente privo di
cervello e tantomeno cattivo. E` estremamente intelligente, tanto da
imparare a parlare, leggere e ragionare in pochi mesi e soprattutto,
all'inizio e` una creatura buona, pura, incontaminata. Non e` ancora
stata macchiata dalla cattiveria del mondo ed e` come
un bambino. Ha un estremo desiderio del contatto umano, vuole
compagnia, vuole essere amato e fa alcuni tentativi in questo senso,
ma ogni volta che si mostra all'uomo la reazione e` sempre la stessa:
terrore, rabbia, violenza. Ne hanno paura e tentano di ucciderlo. Se
pero` fosse solo per queste persone, il loro comportamento e` in
parte
giustificabile perche` solo il lettore sa, in quel momento, che la
creatura e` buona. Le reazioni che suscita negli estranei e` puro
istinto di sopravvivenza.
Cio` che trovo imperdonabile e che alla fine e` quello che spinge la
creatura a uccidere, e` la reazione del dottore. Se anche per lui
potrebbe valere questa giustificazione per il loro primo incontro,
non vale piu` successivamente: la creatura, infatti, cerca piu` volte
di parlare con il proprio creatore, Frankenstein ha quindi
l'occasione di capire che la creatura
non e` una minaccia ma vuole solo essere accettata e sarebbe una sua
responsabilita` provvedere a questo. Alla creatura, in fondo, sarebbe
bastato solo questo, l'affetto da parte dell'uomo che l'ha messo al
mondo.
E`
invece il dottore la creatura
piu` ottusa in questo racconto, perche` nonostante le parole e i
gesti, per lui e` piu` importante quello che vede: l'aspetto non
mente, la creatura
e` orrenda e quindi malvagia e bugiarda.
Ecco
che la creatura uccide. Se tutti credono che sia malvagio, allora
vuole dare una buona ragione per ritenerlo
tale.
In realta` fino alla fine la creatura non diventa mai veramente
cattiva, ma anzi, si pentira` degli atroci gesti commessi; ma il
pregiudizio e` piu` forte dei fatti.
Ecco
perche` questo romanzo non andrebbe considerato una semplice storia
dell'orrore, perche` dietro c'e` un significato molto piu` profondo.
E` una storia di solitudine, di amore negato, di accettazione; e` una
storia sul pregiudizio e sulle conseguenze che questo puo` avere
sulla vita delle persone.
E`
stata una rilettura decisamente piacevole, ed e` diventato uno dei
miei romanzi preferiti in assoluto. Toccante, mi ha fatto indignare e
riflettere e per questo non posso non dargli altro che un 5/5 pieno.
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