domenica 28 ottobre 2018

"Frankenstein" di Mary W. Shelley - Cosa ne penso?


“Siamo nel Nord piu` profondo. Una nave e` momentaneamente bloccata dal ghiaccio, quando viene avvistato un uomo alla guida di una slitta trainata da cani. Il comandante Walton ordina di issare l'uomo, ormai stremato, che dopo essersi ripreso decide di raccontare la propria storia. L'uomo raccolto e` uno scienziato svizzero, il dottor Viktor Frankenstein, e si trova li perche` ha una missione: trovare e uccidere il risultato del suo esperimento piu` abominevole. Inizia dunque un lungo racconto, durante il quale il dottor Frankenstein ripercorre la sua vita felice e tranquilla fino al funesto giorno in cui decise di creare la vita, riportando in vita un uomo e creando un mostro, che portera` rovina e sventura alla sua famiglia e che rischia di diventare una seria minaccia per il mondo intero.”




La storia della nascita di questo romanzo di Mary W. Shelley e` molto nota ormai, ma per chi ancora non ne conoscesse l'origine, assicuro che e` molto curiosa. E` infatti il frutto di una notte passata a leggere storie di fantasmi tra amici durante una notte buia e tempestosa: gli amici erano Mary Shelley e il marito, John W. Polidori e Lord Byron. Da questa notte abbiamo avuto in dono “Il vampiro” di Polidori (erroneamente attribuito a Lord Byron in un primo momento) e appunto “Frankenstein – Il moderno Prometeo” di Mary Shelley.

Come per altri romanzi in cui il protagonista e` un “mostro” ormai entrato nella tradizione popolare horror (Dracula, per esempio), anche nel caso di Frankenstein con il tempo si e` perso quello che e` stato il significato originale; le caratteristiche dei protagonisti della storia sono state prese, rivisitate talmente tante volte che l'idea che abbiamo oggi del dottor Frankestein e del suo mostro sono leggermente diverse da quelle che Mary Shelley ha messo su carta. Tanto per cominciare, siamo abituati a pensare a Frankenstein come a un mostro ottuso, senza cervello, guidato solo dai suoi istinti animaleschi mentre il dottore che lo ha creato e` si, un po` pazzo, ma fiero della sua creatura come se fosse un figlio. Niente di piu` sbagliato.
Abbiamo creato nel tempo una semplice storia dell'orrore, con un mostro che dovrebbe far paura e ci siamo dimenticati di tutto il grosso e importante significato che sta dietro questa storia.

Tanto per cominciare, il “mostro” non solo non si chiama Frankenstein (nome del suo creatore) ma non ce l'ha neanche un nome. Questo perche` il dottore, una volta passata la frenesia e l'eccitazione per la riuscita del suo esperimento, e dato uno sguardo alla creatura sul suo tavolo, prova una immediata repulsione; prova orrore e si, anche un po` di schifo, si convince che la creatura sia malvagia e ..scappa. Lascia baracca e burattini e va a nascondersi, come i bambini che si convincono che se chiudono gli occhi, la marachella appena combinata scomparira`. Da questa mia affermazione si puo` forse intuire perche` il dottor Frankenstein non riuscira` mai, durante tutto il romanzo, a suscitare un po` di simpatia o solidarieta` in me. Infatti non si prendera` mai la responsabilita` di cio` che ha fatto, ma sara` sempre colpa del mostro. Il mostro e` cattivo, basta guardarlo, e sicuramente compira` qualche orrendo misfatto. Certo.

Il mostro effettivamente qualche orrendo misfatto lo compie, ma perche` ce lo conducono. In realta` il mostro non e` per niente privo di cervello e tantomeno cattivo. E` estremamente intelligente, tanto da imparare a parlare, leggere e ragionare in pochi mesi e soprattutto, all'inizio e` una creatura buona, pura, incontaminata. Non e` ancora stata macchiata dalla cattiveria del mondo ed e` come un bambino. Ha un estremo desiderio del contatto umano, vuole compagnia, vuole essere amato e fa alcuni tentativi in questo senso, ma ogni volta che si mostra all'uomo la reazione e` sempre la stessa: terrore, rabbia, violenza. Ne hanno paura e tentano di ucciderlo. Se pero` fosse solo per queste persone, il loro comportamento e` in parte giustificabile perche` solo il lettore sa, in quel momento, che la creatura e` buona. Le reazioni che suscita negli estranei e` puro istinto di sopravvivenza. Cio` che trovo imperdonabile e che alla fine e` quello che spinge la creatura a uccidere, e` la reazione del dottore. Se anche per lui potrebbe valere questa giustificazione per il loro primo incontro, non vale piu` successivamente: la creatura, infatti, cerca piu` volte di parlare con il proprio creatore, Frankenstein ha quindi l'occasione di capire che la creatura non e` una minaccia ma vuole solo essere accettata e sarebbe una sua responsabilita` provvedere a questo. Alla creatura, in fondo, sarebbe bastato solo questo, l'affetto da parte dell'uomo che l'ha messo al mondo.
E` invece il dottore la creatura piu` ottusa in questo racconto, perche` nonostante le parole e i gesti, per lui e` piu` importante quello che vede: l'aspetto non mente, la creatura e` orrenda e quindi malvagia e bugiarda.
Ecco che la creatura uccide. Se tutti credono che sia malvagio, allora vuole dare una buona ragione per ritenerlo tale. In realta` fino alla fine la creatura non diventa mai veramente cattiva, ma anzi, si pentira` degli atroci gesti commessi; ma il pregiudizio e` piu` forte dei fatti.
Ecco perche` questo romanzo non andrebbe considerato una semplice storia dell'orrore, perche` dietro c'e` un significato molto piu` profondo. E` una storia di solitudine, di amore negato, di accettazione; e` una storia sul pregiudizio e sulle conseguenze che questo puo` avere sulla vita delle persone.

E` stata una rilettura decisamente piacevole, ed e` diventato uno dei miei romanzi preferiti in assoluto. Toccante, mi ha fatto indignare e riflettere e per questo non posso non dargli altro che un 5/5 pieno.



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