sabato 15 dicembre 2018

"The winter people" di Jennifer McMahon - Cosa ne penso?


“West Hall in Vermont e` sempre stato un posto di strane sparizioni e vecchie leggende. La piu` misteriosa e` quella che riguarda Sara Harrison Shea che, nel 1908 venne trovata morta solo qualche tempo dopo la tragica scomparsa della figlia Gertie.
Ai giorni nostri, la diciannovenne Ruthie vive con la madre e la sorellina in quella stessa casa che un secolo prima e` stata proprio di Sara e un giorno Ruthie torna a casa per scoprire che la madre Alice e` misteriosamente scomparsa. Alla ricerca di indizi che la aiutino a scoprire cosa e` successo, Ruthie trova una copia del diario personale di Sara Harrison Shea nascosto in camera di sua madre. Da qui forse si inizia a capire che i due fatti possono essere collegati in qualche modo e che quelle montagne dietro West Hall possono nascondere terribili segreti.”




The winter people e`un romanzo scritto dall'autrice americana Jennifer McMahon e pubblicato nel 2014, ma io ho iniziato a vederlo in tantissimi profili americani e inglesi poco piu` di un anno fa. Mi ha incuriosito subito perche` veniva definito un horror, un thriller dai risvolti paranormali, un libro in grado di far venire letteralmente i brividi. Ormai e` veramente difficile trovare un horror (che sia un libro o un film) degno del suo nome e di quello che dovrebbe suscitare nel lettore o nello spettatore; la maggior parte delle volte, infatti, possono avere anche una buona idea di base ma risultano poi banali. E quindi un libro che viene descritto in tali toni entusiastici mi ha attirata subito. Anche se ho finito per leggerlo solo adesso :D!

Il libro si sviluppa su due linee temporali: in una ci troviamo nel 1908 con Sara, suo marito Martin e la loro figlia Gertie. Scopriamo che Sara e Martin hanno vissuto piu` volte la tragedia della perdita di un figlio fino all'arrivo della piccola Gertie, con la quale Sara ha un rapporto strettissimo. Il punto di vista di Sara e` presentato in prima persona, attraverso le pagine del suo diario mentre quello di Martin e` in terza persona. I fatti che culminano con la scomparsa di Gertie, il dolore per la perdita e la terribile spiegazione non vengono quindi narrati tutti insieme ma il lettore scopre poco per volta, a mano a mano che procediamo con la lettura del diario di Sara.
Nella seconda linea temporale a noi contemporanea troviamo molte protagoniste come Ruthie, attuale inquilina della casa di Sara e la cui madre scompare misteriosamente, ma abbiano anche Katherine, artista che ha appena perso figlio e marito e la strana Candace. Vite apparentemente slegate tra di loro che invece sono strettamente connesse da un filo che porta direttamente al passato e precisamente al 1908 e a Sara Harrison Shea.
Per quanto la narrazione salti da un protagonista all'altro, da una linea temporale all'altra, la narrazione non risulta mai confusionaria, non si ha l'impressione di perdersi dei dettagli importanti o di confondersi. In questo l'autrice e` stata brava, narrando e spiegando i fatti poco per volta, lasciando il tempo al lettore di fare i collegamenti e di dire :”Ma certo! Ora ha senso!”.
Tra i vari personaggi interessanti, la piu` misteriosa rimane Auntie, una donna di origini indiane, ritenuta dalla gente del posto una strega, seconda madre e mentore per Sara ma che viene allontanata dopo che la gente del villaggio scopre che e` pure l'amante del padre vedovo. Auntie e` una figura misteriosa, di cui abbiamo una descrizione solo dai ricordi di Sara e il cui ruolo (fondamentale) sara` spiegato, come sempre con i dovuti tempi, quando la storia e il lettore saranno pronti.
I colpi di scena ci sono, sono tanti e mi sono piaciuti tutti! Alcuni prevedibili, altri meno, ma tutti intelligenti e con un senso all'interno della storia.

Uno dei temi principali di questo libro, oltre al fattore “storia da brividi”, e` il lutto e in particolare come una persona puo` affrontarlo, cosa puo` arrivare a fare spinta dal dolore e cosa e` disposta a fare pur di rivedere chi ha perso anche solo una volta. Il lettore si rende conto che i personaggi possono commettere degli atti decisamente poco felici ma e` difficile giudicarli perche` il lutto e la sensazione che questo porta travolgono il lettore stesso. E inoltre senza queste decisioni decisamente e eticamente sbagliate, l'intera trama e di conseguenza il libro non esisterebbero. Per questo tema, The winter people mi ha ricordato molto Pet Sematary di Stephen King. Per quanto non me la senta di paragonare la McMahon a King ne` la trama di questo libro con quello dello zio Steve le atmosfere e il tema del lutto sono affrontati in maniera simile. In tutti e due i libri, in fondo, abbiamo chi va via e chi resta, e chi resta sceglie modi molto particolari per affrontare la perdita.

Questo libro non e` ancora uscito in Italia, quindi ho letto l'edizione americana. E` semplice? E` comprensibile? Premettendo che ovviamente, per leggere un romanzo in inglese bisogna avere basi quantomeno accettabili, il fatto che un libro sia scritto in inglese “moderno” non e` sempre sinonimo di semplicita`. Ora, io l'inglese lo conosco bene ma non ho piu` avuto occasione di praticarlo per piu` di tre anni, quindi e` un po` arruginito. In questi tre anni ho letto qualche libro in inglese ma mi accorgevo che, benche` li capissi, la lettura era a volte un po` ostica e quindi piu` lenta rispetto alla lettura in italiano. Con questo libro non e` avvenuto neanche una volta. Oltre a essere scritto in un inglese molto semplice, le frasi sono brevi, concise ma non sono mai banali e per questo la lettura e` davvero molto scorrevole.

Mi sento di promuovere praticamente tutto di questo romanzo, che ha soddisfatto ampiamente le mie aspettative! Il romanzo e` avvincente, si legge davvero tutto d'un fiato, non riuscivo a staccarmi e a chiuderlo, tanto che lo considero uno dei libri piu` belli letti di tutto il 2018! Il mio voto e` 5/5!

martedì 4 dicembre 2018

"Un indovino mi disse" di Tiziano Terzani - Cosa ne penso?


“Nel 1976 Tiziano Terzani si trovava a Hong Kong, quando incontro` un indovino che lo ammoni` con queste parole :”Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell'anno non volare. Non volare mai.” Terzani continuo` la sua avventurosa vita di giornalista corrispondente per altri 16 anni fino a quando, alla fine del 1992 inizio` a riflettere sulle parole dell'indovino di Hong Kong. Non era molto propenso a crederci e inoltre un ammonimento del genere per il suo lavoro sarebbe stato abbastanza complicato...ma non impossibile. Perche` rinunciare all'aereo poteva essere un ottimo modo per riscoprire vecchi modi di viaggiare; una sfida che invece che spaventare il giornalista, lo riempie di voglia di avventura. In questo libro Terzani ci racconta come e` trascorso questo “anno senza aerei”, un pretesto per riscoprire un'Asia che piano piano si sta perdendo.”




Tiziano Terzani e` un esempio di una figura professionale che forse, con il tempo, stiamo purtroppo perdendo. Era un giornalista italiano, corrispondente dall'Asia per il tedesco Der Spiegel, protagonista di alcuni degli eventi piu` importanti che hanno colpito quella parte del mondo nella seconda meta` del secolo scorso; ed era un giornalista che, come racconta lui stesso, non seguiva gli avvenimenti al sicuro della sua camera d'albergo ma che amava buttarsi nella mischia, vedere con i propri occhi e per questo ha piu` volte rischiato la vita. Ha visto guerre scoppiare e finire, rivoluzioni, dittature e tutte in prima persona; ha vissuto personalmente in Asia per 30 anni con tutta la sua famiglia. Era un fiorentino, nato in una famiglia molto povera e semplice, che ha sempre sentito di appartenere ad altri luoghi e questi luoghi erano proprio quelli dove poi ha scelto di lavorare. In tutti questi anni ha quindi capito di avere materiale per tanti libri in cui raccontare cio` che ha visto, fare delle riflessioni.
Un indovino mi disse e` proprio uno di questi, nato da un incontro un po` particolare trasformato in pretesto per viaggiare e sentire da vicino, vivere in prima persona i luoghi e le persone, dalle province piu` sperdute in cui cercare ancora qualche traccia delle antiche e mitiche culture orientali alle citta` piu` moderne, inghiottite ormai da una occidentalizzazione che cancella tutto cio` che di bello poteva esserci in queste culture.

Questo libro e` stato il mio primo incontro con Terzani. Mi e` stato regalato qualche mese fa da una persona che sapeva che non era esattamente il genere di libro che avrei comprato in libreria, ma che voleva che lo leggessi perche` “ti fara` riflettere”. E questa e` la frase che viene piu` utilizzata dalle persone che sul web hanno scritto delle recensioni o delle semplici opinioni su Terzani. “Fa riflettere”. Come e` stato quindi questo incontro?
Devo dire la verita`, all'inizio non tanto positivo. Terzani passa da un argomento all'altro, come un fiume in piena, ripercorrendo mese dopo mese gli eventi principali che gli sono successi nel corso del 1993, dalle persone che ha incontrato ai posti che ha visitato, vagando da un indovino all'altro. Gli indovini, infatti, sono in Asia ancora delle figure molto presenti, tanto che tutti, anche le persone piu` insospettabili hanno un indovino di fiducia. E quindi Tiziano chiede a ogni nuova persona che conosce chi sia l'indovino piu` bravo e si fa fissare appuntamenti, cercando (e noi con lui) qualche traccia delle vecchie usanze che soprattutto a noi occidentali appaiono cosi` mitiche e affascinanti. Purtroppo nella maggior parte dei casi rimane deluso, rendendosi conto di incontrare delle persone che sono semplicemente degli ottimi psicologi, dei “mentalisti” che propinano sempre le stesse cose valide per tutti e per nessuno.
Alla fine questa ricerca dell'indovino migliore altro non e` che un ulteriore pretesto per viaggiare, per scoprire e riscoprire e per conoscere. E se i suoi racconti delle persone che incontra e delle usanze che trova e` estremamente affascinante fin dall'inizio, cio` che non sopportavo era la sua continua lamentela sull'occidentalizzazione dell'Asia. Potevo condividere il suo dispiacere nel veder perdere il vero carattere di queste culture millenarie e cosi diverse dalla nostra ma non condivido la sua visione totalmente pessimista sull'Occidente “ottuso, brutto e cattivo”.

Con il tempo penso di essere entrata un pelino di piu` nella sua testa, ho iniziato a vedere le cose con i suoi occhi e a sentire la delusione che provava nel vedere cio` che piu` amava di questi posti venire cancellato. E` veramente un peccato. Pero` continuo a non condividere tutto quello che pensava.
Alla fine della lettura penso che questo libro non mi ha fatto riflettere come la persona che me l'ha regalato intendeva o voleva che facessi. Pero` mi ha fatto viaggiare, mi ha fatto sognare, indignare. Sentivo proprio di accompagnare Tiziano, pur stando sempre sul divano di casa e mi e` dispiaciuto abbandonare l'Asia e tornare “in Occidente”. Se quindi all'inizio io e Tiziano non ci siamo trovati, con il tempo abbiamo trovato un punto di incontro. Questo libro e` come quelle persone estremamente persuasive che riescono a convincerti a fare qualcosa che non vuoi fare e tu non sai neanche come ci sei arrivato. Non riesco a descrivere meglio di cosi i sentimenti provati nella lettura di questo libro.

Lo consiglio? Fortemente. Mi e` piaciuto? Tanto. Leggero` altro di Terzani? Non lo so. Continuo a pensare che non sia il mio genere, pero` non mi sento di escludere che prima o poi non ci incontreremo di nuovo. Il mio voto, cresciuto con la lettura, e` di 4/5.


domenica 25 novembre 2018

"Rose Madder" di Stephen King - Cosa ne penso?


“Rose Daniels e` sposata con Norman da 14 anni; anni segnati da botte, soprusi, violenze fisiche e psicologiche e aborti provocati dai pugni. Per 14 anni Rose sopravvive e sopporta cercando di estraniarsi dalla realta` fino a quando un giorno, rifacendo il letto, scopre una minuscola macchiolina di sangue. Quella singola macchia la sveglia e la induce a rubare la carta di credito del marito, aprire la porta di casa e allontanarsi. Questo semplice gesto la porta 800 Km lontana da casa, verso nuove amicizie e verso la speranza. Ma Norman e` un poliziotto e non lascera` che la sua serva/moglie vada via cosi facilmente.
In tutto questo, poi, si inserisce un misterioso quadro, insignificante agli occhi di tutti tranne che a quelli di Rosie, che ne viene irrimediabilmente e inspiegabilmente attratta.”




L'incipit di Rose Madder e` uno dei piu` intensi che abbia mai letto. C'e` una donna che un minuto prima stava leggendo tranquillamente un libro e un minuto dopo e` per terra, a cercare di ingurgitare con fatica e con dolore aria nei polmoni perche` le botte che ha appena ricevuto non le permettono di respirare e le stanno provocando un aborto. Questa situazione e` provocata dal marito, che semplicemente non gradiva la lettura della moglie. E` una situazione allucinante ma che per Rose Daniels e` la normalita` e non e` nemmeno finita: questo episodio accade nel 1985, un anno particolarmente pesante per i due coniugi, come verremo a sapere piu` avanti, ma anche uno dei primi di questo matrimonio che andra` avanti per altri 9 anni.

Al capitolo successivo, infatti, ci ritroviamo 9 anni dopo insieme a Rose mentre sta facendo le faccende di casa; ed e` in questo momento che grazie a una piccola goccia di sangue sul lenzuolo, regalo dell'ultimo pestaggio di Norman, scatta qualcosa nella testa addormentata di Rose. E Rose si trova in questo stato di apatia non perche` sia poco intelligente, ma come meccanismo di difesa; perche` la sua testa ha trovato solo questo modo per proteggersi. Ma un dettaglio cosi` piccolo, cosi insignificante induce Rose a svegliarsi e a sconvolgersi la vita. E noi aggiungeremo finalmente!
Da questo momento ha inizio da una parte un percorso di rinascita per Rose, che da topolino sperduto tira fuori un grande coraggio e piano piano, con l'aiuto di un centro antiviolenza e di nuove amiche, inizia a capire cosa ha veramente perso in quei 14 anni e cosa ha ancora da offrirle la vita. Dall'altra assisteremo alla caduta nel delirio di Norman, un uomo che se all'inizio ispira solo tanto disgusto, con il tempo incute vero timore.
All'inizio del romanzo, infatti, Norman sembra il classico marito violento, un po` ignorante, troglodita convinto che la moglie sia nata per fargli da serva; un uomo molto simile al marito di Dolores Claiborne, per esempio, ignorantone pronto a prendersela solo con chi reputa piu` debole di lui. In realta` Norman e` molto lontano dall' essere questo tipo di uomo. Il romanzo e` strutturato in modo da avere, nel momento in cui si separano, due punti di vista diversi: abbiamo alternativamente il punto di vista di Rosie e quello di Norman, o meglio quello della testa di Norman. Scopriamo cosi` che Norman e` un poliziotto estremamente competente e intelligente, ma crudele e corrotto e, cosa ancora piu` importante, un malato mentale. Inizialmente questa sua caratteristica e` poco sviluppata ma la fuga della moglie e` la scintilla che accende definitivamente la miccia e fa esplodere il delirio piu` totale: Norman in realta` e` una belva malata, un killer, un cannibale e probabilmente soffre anche di personalita` multiple. Dal ribrezzo iniziale si passa quindi ad avere sincero terrore per questo personaggio che fa della ricerca e della conseguente punizione della moglie la sua ossessione per la quale e` pronto a far fuori chiunque si metta in mezzo. La caccia e` veramente qualcosa di ansiogeno e mostra, come accade tantissime volte nei romanzi di King, quanto non sia necessario che ci sia un mostro sovrannaturale per avere paura: cio` che dobbiamo veramente temere e` la crudelta` e la follia dell'essere umano.

Ovviamente, essendo un romanzo di King, il sovrannaturale ci deve essere e questo e` rappresentato dal quadro che misteriosamente “chiama” Rosie in un negozio dei pegni. E` un quadro insignificante, una crosta, ma per Rosie e` magnetico e sara` fondamentale nello scontro finale tra moglie e marito.

Le parti che mi sono piaciute di piu` di questo romanzo sono la prima e l'ultima. La prima parte, che potrebbe arrivare piu` o meno fino a quando Rosie arriva al centro Figlie e Sorelle, e` come dicevo, veramente intenso. E` incredibile come Stephen King sia riuscito questa volta a mettersi perfettamente nei panni di una donna vittima di abusi e a descrivere eccezionalmente bene questa situazione. King non risparmia al lettore nessun dettaglio cruento e se si pensa che la scena iniziale sia qualcosa di orribile, pagina dopo pagina scopriremo che e` solo la punta dell'iceberg delle violenze subite da Rosie. E quando si pensa di aver letto l'episodio piu` brutto, Rosie ne ha in serbo un altro ancora peggiore. Questa donna ha subito una vera e propria tortura per 14 anni. In silenzio.
Ed e` bellissima anche la parte finale, in cui i due coniugi completamente cambiati, finalmente si scontrano: Norman ormai e` totalmente folle mentre Rosie e` una donna che sta cercando di superare i propri traumi ed e` molto diversa dalla donna che conoscevamo.

Il mio problema con questo libro e` con cio` che si trova nel mezzo. La parte in cui Rosie comincia la sua nuova vita non mi e` piaciuta molto perche` l'ho trovata finta e un tantino noiosa. Io sono fissata con la “plausibilita`” degli eventi descritti e tutto cio` che accade a Rosie in questa parte per me non lo e`. Per quanto io tifi per questa donna e creda che dopo l'inferno in cui ha vissuto meriti veramente la felicita`, in questa parte la felicita` arriva tutta insieme e troppo velocemente: in tempo zero sembra aver superato i suoi traumi, trova un lavoro da 1000 dollari alla settimana e un fidanzato perfetto. E soprattutto questa parte non mi e` piaciuta perche` non la ritengo credibile. Una donna nelle condizioni in cui e` Rosie qualche mese dopo essere fuggita di casa credo sia una donna ancora fortemente impaurita, che ha bisogno dei suoi tempi; non credo che abbia voglia di gettarsi subito tra le braccia di un altro uomo, sconosciuto per giunta, e dichiarargli amore eterno dopo una settimana. Se succede non e1 guarita ma proprio il contrario: e` una donna che ancora non ha superato la mentalita` di dipendenza da un uomo. E invece lei si mette giusto un paio di dubbi per due o tre giorni e poi si lancia a capofitto. E` stata molto fortunata ad aver trovato l'uomo apparentemente perfetto, che dopo i suoi racconti sul suo passato non si sbilancia minimamente. Tutto molto bello ma poco credibile e decisamente molto smielato. Non so, ma non credo che una storia d'amore fosse quello di cui Rosie avesse bisogno in quel momento. Avrei apprezzato di piu` se King l'avesse fatta rialzare completamente da sola, sulle sue gambe e poi, magari qualche tempo dopo lo scontro con Norman, le avesse fatto incontrare Bill. Perche` il suo lieto fine sta donna se lo merita indubbiamente.

In conclusione Rose Madder e` un libro che, se all'inizio mi stava piacendo totalmente, con il tempo ha perso un po` ma che e` incredibile dal punto di vista delle “storie umane” che King e` sempre in grado di raccontare con la sua solita bravura. Il mio voto e` un 3.8-4/5. 

lunedì 19 novembre 2018

"Obscura, tutti i racconti" di Edgar Allan Poe - Cosa ne penso?


“Obscura e` l'ultima raccolta completa in ordine cronologico di tutti i racconti in prosa di Edgar Allan Poe. Un autore famoso soprattutto per i suoi racconti sulla morte e sugli amori tragici ma che in realta` e` stato il precursore e l'ispiratore di tanti generi differenti, dall'horror alla fantascienza, dall'avventura alle storie investigative.”






<Poe ha fatto qualcosa che a nessuno era mai riuscito o sarebbe potuto riuscire. A lui dobbiamo il moderno racconto dell'orrore nella sua ultima e perfetta espressione. H.P.Lovecraft.

Cosa dire ancora su Edgar Allan Poe che non e` gia` stato detto? Lui, i suoi racconti, le sue poesie, sono state analizzate cosi tante volte e da persone molto piu` esperte di me che temo un po` questo commento. Mi scuso quindi in anticipo per la possibile ovvieta` delle cose che diro`.
Una cosa che pero` mi viene in mente quando penso a Poe e` che di solito viene associato all'horror e al paranormale. In realta` la sua produzione e` stata molto piu` vasta e differenziata. E leggendo questa raccolta si potra` benissimo intuire che i racconti “horror” sono solo una piccola parte di cio` che e` uscito dalla sua testa e dalla sua penna e che forse l'horror in molti casi c'entra poco.

Di raccolte di racconti ne esistono parecchie e ogni editore sceglie modalita` diverse per presentarli: ci sono raccolte in cui i racconti sono divisi per genere e ce ne sono altre, come quella in questione, che riporta i racconti in ordine cronologico. Ogni racconto e` quindi corredato di data di pubblicazione e titolo originale e procedendo in questo modo si incontrano racconti di generi piu` disparati. Si capisce quindi che Poe non ha attraversato nessuna “fase” ma che scriveva cio` che piu` lo ispirava in quel momento, come un fiume in piena. I racconti, comunque, non sono legati in alcun modo e quindi il lettore puo` decidere la modalita` di lettura che piu` gli aggrada: puo` procedere in ordine, come ho fatto io, oppure per “generi” e in questo caso nella prefazione e` presente un elenco di questo tipo, fatto proprio per chi volesse leggere prima i “racconti dell'orrore”, poi quelli del “grottesco” e cosi` via.
Dicevo che io ho preferito la lettura in ordine cronologico ma qui ammetto di aver barato! Non ho letto tutti i racconti, infatti, perche` la raccolta e` veramente vasta (962 pagine) e ho quindi preferito dare la priorita` ai racconti che non conoscevo; ma del resto gli altri non avevo un gran bisogno di rileggerli perche` nonostante siano davvero tanti, ognuno trova il modo di rimanere nella testa e quindi me li ricordavo piuttosto bene. Nessun racconto di Poe potra` mai uscire davvero da voi senza lasciarvi un segno.

Come gia` ho detto, Poe ha scritto diverse tipologie di racconti, e spesso si tende a pensare che abbia scritto sul “paranormale”. In realta` Poe non scrive apertamente cose di questo tipo. Mi spiego meglio. Ci sono racconti che per l'angoscia che trasmettono e per i fatti portati all'estremo possono apparire “sovrannaturali”, ma in realta` Poe quando mai parla di mostri o di fantasmi? Quello che descrive lui sono fatti sicuramente portati all' eccesso, inquietanti e che mettono i brividi ma normali (a parte forse una possibile reincarnazione, ok :D). I soggetti di questa tipologia di racconti sono la morte, le malattie mortali che portano via per sempre l'amata al protagonista, le ossessioni, la pazzia; sono patologie portate all'estremo, ma sempre patologie riconoscibili. E` il modo che ha lui di raccontarli che li rende raccapriccianti! E questi sono i miei racconti preferiti, quelli che me l'hanno fatto e tutt'ora me lo fanno amare alla follia. E quindi sto parlando di La maschera della morte rossa, Il gatto nero, Il pozzo e il pendolo, Il cuore rivelatore, La caduta di casa Usher, Berenice, Ligeia, William Wilson, Il seppellimento prematuro (potrei continuare ma spero di aver reso l'idea). Questa volta li ho saltati ma non mi stanco mai di rileggerli!

Poi abbiamo i racconti di genere investigativo, che sono pochi ma che adoro follemente! Tutti conoscono investigatori come Sherlock Holmes o Poirot ma prima di tutti loro e` arrivato Auguste Dupin, lo strano e intelligente investigatore parigino protagonista di storie come I delitti della Rue Morgue o Il mistero di Marie Roget. Per alcune caratteristiche sono simili alle storie narrate da Arthur Conan Doyle (per fare un esempio) ma hanno sempre quel tocco di macabro tipico di Poe che non ci posso fare niente, me li fanno amare di piu`!

Veniamo poi alle altre tipologie di storie che invece non mi conquistano molto. Se pensate che Poe fosse un depresso cronico che non rideva mai, ebbene vi sbagliate. Poe era estremamente ironico, con un senso dell'umorismo particolare e ci sono moltissimi racconti in cui queste due caratteristiche dominano. Ne vengono fuori dei racconti ironici, molto spesso satirici e caricaturali in cui i nomi dei protagonisti sono giochi di parole e i protagonisti stessi e gli eventi che li riguardano sono paradossali e grotteschi. Di questi racconti alcuni mi piacciono, altri decisamente meno. Alcuni, alla fine mi hanno fatta sorridere mentre altri mi hanno lasciato sensazioni di disagio, perche` il suo senso dell'umorismo poteva essere davvero strano. Tra questi mi sono piaciuti Hop-Frog, Non bisogna scommetere la testa col diavolo, La truffa, Il sistema del Dott.Catrame e del prof. Piuma, Sei stato tu!, Il demone della perversita` mentre non ho apprezzato racconti come Vita letteraria di Thingum Bob, Come si icsa un paragrafo, La falce del tempo.

Infine Poe scrisse anche molti racconti di avventura in cui troviamo viaggi di esplorazione in posti mai visitati dall'uomo o viaggi su mongolfiere e altri trabiccoli che portano a improbabili viaggi sulla Luna. Questi sono i racconti di Poe che non mi piacciono per niente. Mi rendo conto comunque che il problema non e` di Poe, che scrive anche in questo caso dei racconti dai quali traspare una intelligenza e una cultura molto vasta, ma mio perche` i racconti di avventura non mi sono mai piaciuti; e se poi sono ricchi di descrizioni di paesaggi, animali e mongolfiere varie allora perdo tutto il poco interesse che posso avere. Ma questo e` solo gusto personale.

Non posso che promuovere a pieni voti questa raccolta quasi completa (mancano solo le poesie), curata anche nei dettagli estetici e con una bellissima introduzione di H.P.Lovecraft, noto fan di Poe. Sicuramente consiglio pero` di affrontarla a piccole dosi e magari di alternarla ad altre letture, perche` per quanto belli, questi racconti letti tutti d'un fiato possono risultare abbastanza pesanti.
Il mio voto e` un 5 pieno!

martedì 13 novembre 2018

"The outsider" di Stephen King - Cosa ne penso?



“Nella torrida estate di Flint City un orrendo fatto di cronaca nera sconvolge le vite della tranquilla cittadina: Frankie Peterson, 11 anni, viene ritrovato morto dopo aver subito una violenza atroce. E come se non bastasse, tanti sono i testimoni oculari cosi` come le prove che incastrano Terry Maitland, una delle persone piu` conosciute e ben volute di Flint City. Come e` possibile che Terry, amorevole padre di famiglia e coach di tutti i ragazzini della citta` sia stato capace di tanto? Eppure le prove lo incastrano, e` sicuramente colpevole. Ma Maitland e` capace di fornire, per la sera dell'omicidio, un alibi a prova di bomba, inattaccabile.

Quale sara` la verita`? E` stato Maitland? E se non e` stato lui chi puo` aver commesso un omicido cosi disturbante?”



Dopo La scatola dei bottoni di Gwendy (in Italia sono usciti in ordine invertito) che nella scorsa primavera ci ha deliziato ma allo stesso tempo lasciati a “pancia vuota” per la brevita` del libro, esce in Italia anche la seconda fatica letteraria di Stephen King del 2018 con un romanzo che con le sue 529 pagine ha fatto da antipasto, primo, secondo e contorno. Ne avrei voluto ancora, ma per il momento mi sento abbastanza sazia!

The Outsider comincia come un thriller in piena regola. C'e` un efferato omicidio, delle indagini frettolose che conducono a un colpevole, c'e` un arresto eclatante, ci sono le prove che lo inchiodano ma anche quelle che lo scagionano; insomma, un mistero in piena regola. Gia` solo questa parte e` stata veramente avvincente. King ha dimostrato, con la trilogia dedicata a Mr.Mercedes e al detective Bill Hodges, di essere un eccellente scrittore di thriller e con questa prima parte conferma che ha poco da invidiare ai maestri del genere perche` tiene davvero il lettore incollato alle pagine, crea suspence e ci si interroga continuamente per tentare di spiegare cosa puo` essere successo. Terry Maitland e` veramente innocente o come un bravo serial killer che si rispetti recita alla perfezione il ruolo di cittadino modello?

E qui Stephen King da la mazzata. Quando ormai ci sentiamo dentro al mistero e alle indagini avviene un signor colpo di scena che forse si puo` solo intuire nelle pagine precedenti ma che che quando arriva lascia a bocca aperta e soprattutto ribalta completamente il corso del romanzo, che da questo momento prende una strada totalmente diversa (sebbene attenzione, sempre legata alla storyline principale). E` qui che lui scrittore e noi affezionati lettori rientriamo in un territorio piu` conosciuto, nel quale ci troviamo piu` a nostro agio; e` qui che gli eventi prendono una piega inaspettata per i protagonisti, che devono avere la forza di mettere in discussione la realta` per come la conoscono se voglio arrivare alla verita`. Di piu` non si puo` assolutamente dire perche` rovinerei le sorprese, che in questo romanzo sono tante davvero. E` molto difficile, infatti, andare avanti da questo momento con il commento perche` cadere nello spoiler e` facile e non voglio rovinare le sorprese o mettere pregiudizi a nessuno.

Da questa considerazione, pero`, arriviamo al finale del libro che da molti (non da tutti) viene considerato un po` deludente o non all'altezza del resto del libro. Premettendo che qui nessuno critica la scrittura di Stephen King, credo che un po` tutti si riferiscano alla scelta narrativa, alla spiegazione che viene data all'omicidio, origine di tutte le vicende e in questo caso si tratta esclusivamente di gusti personali. In tale senso, io vorrei dissentire dall'opinione comune dicendo che a me la conclusione e` piaciuta molto. Perche` ho ritrovato lo Stephen King che conosco; perche` per quanto riconosco che King e` anche un ottimo scrittore di thriller, la sua sostanza e` un'altra. Se io leggo “un King” e` perche` ricerco determinate caratteristiche in una storia e qui le ho trovate tutte.

Come accade spesso, King e` anche un ottimo caratterizzatore di personaggi. Dopo i suoi libri con protagonisti ragazzini, i miei preferiti rimangono quelli dove non c'e` un solo protagonista ma dove i protagonisti sono una cittadina e un gruppo di suoi abitanti; cittadine relativamente piccole, dove tutti si conoscono e dove King si sbizzarrisce creando personaggi tutti diversi ma che sono tutti “reali”, con i pregi ma soprattutto i difetti degli esseri umani. Quindi non posso che menzionare le belle ma altrettanto terribili descrizioni dell'omicidio, del ritrovamento, dell'arresto e della gogna pubblica di Terry Maitland, e soprattutto della folla davanti al tribunale, formata da gente per bene, ma che in gruppo e fomentata dalla rabbia e dall'indignazione diventa, come dice King stesso “un branco di iene”.

Mi e` piaciuto proprio tutto tutto? Sinceramente si, ho pochissime critiche da fare a questo libro, ma se proprio voglio trovare il pelo nell'uovo, l'unica cosa che forse non mi ha soddisfatta pienamente e` stata la velocita` del finale. Non la spiegazione, non i fatti, ma la velocita`. In effetti, dopo quasi 500 pagine il tutto si conclude in modo un po` sbrigativo, avrei voluto piu` azione; ma nonostante questo me lo sono proprio goduta.
Inoltre, un'altra polemica legata a questo libro e` il fatto che King ha inserito tra i personaggi una vecchia conoscenza, che con la sua presenza ha raccontato per filo e per segno altri suoi romanzi. E` vero, ci sono tanti spoiler, pero` non la vedo come una grande novita`. Gli appassionati di King sanno che zio Steve e` uno spoileratore nato, lo fa apposta, si diverte. Annuncia grosse morti qualche pagina prima oppure racconta i finali dei libri di altri autori, e come in questo caso si collega ad altre sue opere ciarlando a ruota libera. Si sa che e` cosi, quindi non capisco perche` indignarsi. L'avvertenza che si puo` dare a chi desidera affrontare la lettura di The outsider (e che forse si poteva scrivere da qualche parte) e` di essere sicuri di aver letto prima tutta la trilogia di Mr.Mercedes. Fidatevi!

The outsider per me e` in definitiva una delle migliori produzioni Kinghiane degli ultimi anni, mi ha fatta appassionare come non mi succedeva da un po`, costringendomi a pensare in continuazione a quale potesse essere la verita`e a trovare qualsiasi momento libero per andare un po` avanti nella lettura. Devo ringraziare il fatto di aver partecipato a un gruppo di lettura che mi ha “costretta” a leggerlo piano o l'avrei finito in un paio di giorni :D Il mio voto per questo libro e` un 5/5 pieno.




lunedì 12 novembre 2018

"I medici - Una regina al potere" di Matteo Strukul - Cosa ne penso?


“Francia, 1536. Caterina de Medici, bisnipote di Lorenzo il Magnifico, e` diventata delfina di Francia grazie al matrimonio con il principe Enrico ma la sua vita non a corte non e` per niente semplice: malvista da tutti in quanto straniera e non nobile, tradita pubblicamente con la favorita Diana di Poitiers, Caterina e` costretta a subire le umiliazioni aspettando pazientemente il momento in cui potra` prendersi le sue rivincite.
Sullo sfondo di una Francia colpita da orribili guerre di religione, che culmineranno con la strage degli Ugonotti, in questo romanzo assisteremo all'ascesa al potere di Caterina de Medici, una donna passata alla storia come donna senza cuore e violenta ma che in realta` possedeva tante sfumature.”




I medici – Una regina al potere e` il terzo volume che Matteo Strukul ha dedicato alla famiglia fiorentina piu` famosa. Dopo aver incontrato Cosimo (Una famiglia al potere) e Lorenzo il Magnifico (Un uomo al potere), rispettivamente nonno e nipote, facciamo un salto nel secolo successivo e in un'altra nazione. Caterina de Medici, infatti, viene promessa in sposa al delfino di Francia Enrico II, un uomo bello di cui Caterina si innamora immediatamente ma che non la contraccambiera` mai. Quando Caterina arriva in Francia, infatti, Enrico ha gia` una relazione con una donna 20 anni piu` vecchia di lui ma considerata la piu` bella del Regno, Diana di Poitiers, che gli fa da madre, da confidente e da amante.
Enrico non e` neanche diretto erede al trono, in quanto prima di lui c'e` suo fratello, Francesco, ma nel momento in cui viene assassinato per Enrico e Caterina si apre la strada che portera` dritta al trono.

Caterina e` passata alla storia come una donna potente, ma di brutto carattere; violenta, assetatata di sangue e vendicativa. Strukul pero` decide di presentarci una Caterina differente e che sarebbe, secondo gli studi affrontati per scrivere questo romanzo, molto piu` vicina alla Caterina reale.
Nella prima parte della sua vita a corte, infatti, Caterina e` costretta a stare in un angolo e messa li per pura figura. Nonostante sia da subito felice del ruolo e del matrimonio che le viene imposto, e nonostante l'entusiasmo con il quale abbraccia la sua nuova patria, non verra` mai accettata completamente ma anzi verra` costantemente criticata, additata, snobbata per la sola colpa di essere italiana. Inoltre Enrico vive pubblicamente e senza problemi la sua storia d'amore con Diana, senza mai preoccuparsi del dolore e dell'umiliazione che infligge alla moglie. Caterina all'inizio e` una donna di buon cuore, innamorata e molto intelligente ma e` costretta a ingoiare rospi per anni. Sopportare e attendere diventano il suo mantra.
Nel momento in cui diventa regina, deve portare su di se il peso del governo, gli intrighi, la vedovanza, deve pensare ai suoi 10 figli e alla Francia e questo, sommato a tutto quello che ha dovuto sopportare per anni la portano piano piano a essere la donna che ora viene ricordata. Purtroppo, per il governo, le lotte di religione e la difesa della sua famiglia fara` delle scelte estremamente infelici, non senza una punta di rimorso ma che non basta a fermarla.
Se Caterina per certi versi e` sicuramente una Medici degna erede dei personaggi che hanno fatto grande il nome della sua famiglia, per altri e` il simbolo dell'inizio del declino della stessa. Ha sicuramente ereditato una grande intelligenza, e` scaltra soprattutto in politica, una grande stratega; ma non e` comunque in grado di “competere” con chi l'ha preceduta.
Se per esempio leggendo i primi due volumi, Cosimo e Lorenzo sono uomini quasi da ammirare, con i quali i lettori si puo` anche identificare e che puo` amare, con Caterina questo non avviene. All'inizio della sua storia ci si immedesima molto in lei, ma nel momento in cui cambia, il lettore non puo` piu` trovarsi in sintonia con lei.
Ho comunque trovato il personaggio di Caterina molto interessante dal punto di vista storico, anche se non credo diventera` uno dei miei personaggi storici preferiti.

Per quanto riguarda lo stile del romanzo, dico che mi e` piaciuto. Probabilmente tra i primi tre il mio preferito rimarra` il primo, Una famiglia al potere e con lui Cosimo che mi manca ancora moltissimo. Il secondo volume, invece, Un uomo al potere e` stato quello che mi ha provocato un po` di delusione per vari motivi tra cui la figura di Lorenzo, di cui avevo un'immagine totalmente diversa. Il Lorenzo di Strukul, purtroppo, ha ben poco di Magnifico ma sembra piu` un uomo che si impegna per accontentare gli altri ma che alla fine combina solo casini! Inoltre ricordo di aver trovato alcune scene decisamente poco credibili e un po` irritanti, messe un po` a casaccio.
In questo terzo volume, invece, benche` la protagonista non mi abbia fatta “innamorare”, ho trovato un romanzo di nuovo ben scritto, ben narrato e senza i difetti trovati in Un uomo al potere. Va bene, questi romanzi non si posso definire esattamente dei capolavori della letteratura ma non per questo non sono bei libri. Strukul mi ha immersa subito nella Francia del '500 e in maniera molto avvincente, tanto che se non avessi avuto vari impegni l'avrei finito in due giorni. Non riuscivo a staccarmi dalla lettura!
Ma mi e` piaciuto tutto tutto? No, perche` come ho detto non e` un romanzo perfetto. Quello che a me personalmente non e` piaciuto, e che si ritrova in tutti i libri della saga, e` il fatto che e` abbastanza frettoloso. I capitoli sono molto brevi, a volte troppo, e spesso da un capitolo all'altro si fa un salto temporale di qualche anno per ritrovare quindi i personaggi cresciuti, cambiati. Ogni volta mi sono trovata un po` spaesata, come se mi mancasse qualcosa. E` sicuramente una scelta dell'autore, che per coprire piu` decenni della vita dei protagonisti deve scegliere: o scrivere un romanzo di mille pagine o correre un po`. Strukul sceglie la seconda via, ma questa scelta non mi ha soddisfatta molto.
In conclusione questo libro ha eliminato la delusione provata con il suo predecessore, mi ha intrattenuta piacevolmente per qualche giorno e divertita. Un romanzo storico di non altissime pretese ma molto carino, e per questo non vedo l'ora di terminare la saga con il quarto e ultimo volume per poi dire addio a questa grande famiglia!



lunedì 29 ottobre 2018

"Orgoglio e pregiudizio e zombie" di Seth Grahame-Smith - Cosa ne penso?


“Da ormai 50 anni l'Inghilterra e` stata colpita da un morbo incurabile, che trasforma i morti in zombie affamati di cervelli umani e la piaga e` cosi vasta che tutti i giovani, ragazzi e ragazze, sono impegnati fin dall'infanzia a imparare le arti marziali e a destreggiarsi con armi e altri strumenti di morte. Tutti sono devoti alla Causa, almeno fino a quando non si saranno sposati.
E tra un allenamento e una spedizione punitiva in cerca di zombie da far fuori, si sviluppa la arcinota vicenda delle sorelle Bennet, e dell'amore travagliato tra la testarda Elizabeth e lo scontroso Darcy.”



Quando Seth Grahame-Smith lesse per la prima volta Orgoglio e pregiudizio, non ne ebbe una buona impressione. Come renderlo piu` accattivante? Aggiungiamo qualche zombie qua e la!
Scherzi a parte, cosa sarebbe questo libro? Una rivisitazione? L'autore si e` semplicemente ispirato alla storia originale? No. Il romanzo che ho appena letto e` in tutto e per tutto il libro scritto dalla Austen in cui, ogni tanto, sono state inserite delle scene con piu` azione e qualche morto vivente. In pratica non sara` per niente strano che una conversazione tra due protagonisti della storia venga interrotta dall'arrivo di un'orda di zombie per poi assistere a una scena degna di Jackie Chan.
E` comprensibile quindi che vista in questo modo, l'intera idea di Grahame-Smith possa risultare un abominio e che i fan della Austen e di Orgoglio e pregiudizio si siano sentiti quasi “insultati”.
Ma dopo aver letto questa versione, posso dire che non e` cosi.

Se deciderete mai di affrontare questa lettura, sia che conosciate gia il romanzo di zia Jane, sia che non lo abbiate mai letto, e` importante affrontarlo nella maniera giusta. Questo libro non e` un insulto, non e` brutto, non e` un affronto; e` semplicemente una parodia. E pure ben riuscita.
Le parti “aggiunte”, per quanto assurde per il contesto, sono state inserite in maniera a parer mio intelligente; e` ovvio che il lettore si accorgera` del cambio di autore, pero` Grahame-Smith e` riuscito ad adattare la storia da lui inventata e soprattutto il linguaggio a quello pensato dalla Austen. Il risultato e` molto fluido, le parti originali e aggiunte non sembrano staccate tra di loro, ma si amalgamano bene.
Ne viene fuori una lettura parecchio divertente, leggera e sdrammatizzata. Ed e` con questo spirito che consiglio di affrontare questa lettura!

Io mi sono divertita parecchio, e ho anche riso in qualche occasione. E` stata una lettura leggera, nonostante stessi leggendo un classico, e nonostante io difenda sempre questo genere di libri, non ho mai avuto l'impressione che la Austen fosse stata in qualche modo “violata”. E` una parodia, e come tale va presa. Quindi, consiglio questo libro? Si! Se affrontata nella maniera giusta il divertimento e` assicurato.
Certo, se non conoscete il romanzo originale e pensato di avvicinarvi partendo direttamente da questo, allora sbagliate strada! Ma se gia` avete letto Orgoglio e pregiudizio e avete voglia di leggere una versione piu` spiritosa, allora potete leggerlo. Senza “pregiudizio”, mi raccomando! Ovviamente non lo considero un capolavoro, ma una lettura molto piacevole e adatta al periodo. Il mio voto e` di 3.5/5.  


domenica 28 ottobre 2018

"Frankenstein" di Mary W. Shelley - Cosa ne penso?


“Siamo nel Nord piu` profondo. Una nave e` momentaneamente bloccata dal ghiaccio, quando viene avvistato un uomo alla guida di una slitta trainata da cani. Il comandante Walton ordina di issare l'uomo, ormai stremato, che dopo essersi ripreso decide di raccontare la propria storia. L'uomo raccolto e` uno scienziato svizzero, il dottor Viktor Frankenstein, e si trova li perche` ha una missione: trovare e uccidere il risultato del suo esperimento piu` abominevole. Inizia dunque un lungo racconto, durante il quale il dottor Frankenstein ripercorre la sua vita felice e tranquilla fino al funesto giorno in cui decise di creare la vita, riportando in vita un uomo e creando un mostro, che portera` rovina e sventura alla sua famiglia e che rischia di diventare una seria minaccia per il mondo intero.”




La storia della nascita di questo romanzo di Mary W. Shelley e` molto nota ormai, ma per chi ancora non ne conoscesse l'origine, assicuro che e` molto curiosa. E` infatti il frutto di una notte passata a leggere storie di fantasmi tra amici durante una notte buia e tempestosa: gli amici erano Mary Shelley e il marito, John W. Polidori e Lord Byron. Da questa notte abbiamo avuto in dono “Il vampiro” di Polidori (erroneamente attribuito a Lord Byron in un primo momento) e appunto “Frankenstein – Il moderno Prometeo” di Mary Shelley.

Come per altri romanzi in cui il protagonista e` un “mostro” ormai entrato nella tradizione popolare horror (Dracula, per esempio), anche nel caso di Frankenstein con il tempo si e` perso quello che e` stato il significato originale; le caratteristiche dei protagonisti della storia sono state prese, rivisitate talmente tante volte che l'idea che abbiamo oggi del dottor Frankestein e del suo mostro sono leggermente diverse da quelle che Mary Shelley ha messo su carta. Tanto per cominciare, siamo abituati a pensare a Frankenstein come a un mostro ottuso, senza cervello, guidato solo dai suoi istinti animaleschi mentre il dottore che lo ha creato e` si, un po` pazzo, ma fiero della sua creatura come se fosse un figlio. Niente di piu` sbagliato.
Abbiamo creato nel tempo una semplice storia dell'orrore, con un mostro che dovrebbe far paura e ci siamo dimenticati di tutto il grosso e importante significato che sta dietro questa storia.

Tanto per cominciare, il “mostro” non solo non si chiama Frankenstein (nome del suo creatore) ma non ce l'ha neanche un nome. Questo perche` il dottore, una volta passata la frenesia e l'eccitazione per la riuscita del suo esperimento, e dato uno sguardo alla creatura sul suo tavolo, prova una immediata repulsione; prova orrore e si, anche un po` di schifo, si convince che la creatura sia malvagia e ..scappa. Lascia baracca e burattini e va a nascondersi, come i bambini che si convincono che se chiudono gli occhi, la marachella appena combinata scomparira`. Da questa mia affermazione si puo` forse intuire perche` il dottor Frankenstein non riuscira` mai, durante tutto il romanzo, a suscitare un po` di simpatia o solidarieta` in me. Infatti non si prendera` mai la responsabilita` di cio` che ha fatto, ma sara` sempre colpa del mostro. Il mostro e` cattivo, basta guardarlo, e sicuramente compira` qualche orrendo misfatto. Certo.

Il mostro effettivamente qualche orrendo misfatto lo compie, ma perche` ce lo conducono. In realta` il mostro non e` per niente privo di cervello e tantomeno cattivo. E` estremamente intelligente, tanto da imparare a parlare, leggere e ragionare in pochi mesi e soprattutto, all'inizio e` una creatura buona, pura, incontaminata. Non e` ancora stata macchiata dalla cattiveria del mondo ed e` come un bambino. Ha un estremo desiderio del contatto umano, vuole compagnia, vuole essere amato e fa alcuni tentativi in questo senso, ma ogni volta che si mostra all'uomo la reazione e` sempre la stessa: terrore, rabbia, violenza. Ne hanno paura e tentano di ucciderlo. Se pero` fosse solo per queste persone, il loro comportamento e` in parte giustificabile perche` solo il lettore sa, in quel momento, che la creatura e` buona. Le reazioni che suscita negli estranei e` puro istinto di sopravvivenza. Cio` che trovo imperdonabile e che alla fine e` quello che spinge la creatura a uccidere, e` la reazione del dottore. Se anche per lui potrebbe valere questa giustificazione per il loro primo incontro, non vale piu` successivamente: la creatura, infatti, cerca piu` volte di parlare con il proprio creatore, Frankenstein ha quindi l'occasione di capire che la creatura non e` una minaccia ma vuole solo essere accettata e sarebbe una sua responsabilita` provvedere a questo. Alla creatura, in fondo, sarebbe bastato solo questo, l'affetto da parte dell'uomo che l'ha messo al mondo.
E` invece il dottore la creatura piu` ottusa in questo racconto, perche` nonostante le parole e i gesti, per lui e` piu` importante quello che vede: l'aspetto non mente, la creatura e` orrenda e quindi malvagia e bugiarda.
Ecco che la creatura uccide. Se tutti credono che sia malvagio, allora vuole dare una buona ragione per ritenerlo tale. In realta` fino alla fine la creatura non diventa mai veramente cattiva, ma anzi, si pentira` degli atroci gesti commessi; ma il pregiudizio e` piu` forte dei fatti.
Ecco perche` questo romanzo non andrebbe considerato una semplice storia dell'orrore, perche` dietro c'e` un significato molto piu` profondo. E` una storia di solitudine, di amore negato, di accettazione; e` una storia sul pregiudizio e sulle conseguenze che questo puo` avere sulla vita delle persone.

E` stata una rilettura decisamente piacevole, ed e` diventato uno dei miei romanzi preferiti in assoluto. Toccante, mi ha fatto indignare e riflettere e per questo non posso non dargli altro che un 5/5 pieno.



lunedì 22 ottobre 2018

"Le case del brivido" AA.VV. - Cosa ne penso?


“Nelle ore piu` cupe della notte le finestre cigolano, un rumore di passi si ode sulle scale, una porta inizia lentamente ad aprirsi...comincia il terrore!
Dall'orrore della storia di Steohen King che non vi consentira` piu` di guardare un armadio senza provare un brivido alla sanguinosa soluzione dell'enigma di Lizzie Borde descritto da Robert Bloch, ecco 17 storie del terrore scritte dai migliori autori di questo genere.”




Sicuramente un bel racconto horror ambientato in un epoca lontana o in un mondo inventato, se scritto da una buona penna puo` mettere qualche brivido. Ma forse si riesce a ottenere molta piu` suspence se questi racconti horror sono ambientati in un luogo familiare, che magari da un senso di tranquillita` e di sicurezza. E quale posto migliore di una casa? La casa e` pace, la casa e` rifugio; ma se e` proprio la casa ad essere posseduta, a metterci in pericolo allora dove possiamo nasconderci? Ecco perche` le storie horror con case “infestate” hanno sempre molto successo.
E in questo periodo si parla tanto di case infestate (la butto li...Hill House :D). Certamente alla Jackson dobbiamo il merito di aver introdotto un particolare tipo di genere “casa dell'orrore” ma non e` stata la prima. E soprattutto in questa raccolta non ci sono solo case abitate dai fantasmi ma molto di piu`.

I temi trattati da questi diciassette autori sono tanti: abbiamo i fantasmi ma anche mostri, “babau”, alieni, assassini e altri misteri che rendono queste dolci casette teatro di terrori. Gli scrittori scelti sono tutti ottimi autori, scrittori, poeti, sceneggiatori e drammaturghi che coprono un periodo storico che va dalla meta` del XVIII secolo fino ai giorni nostri e i racconti sono appunto pubblicati in ordine cronologico. Questo ci permette anche di vedere come il tema della casa del brivido e` trattato e cambia a seconda della societa` e dei costumi del periodo in cui quel particolare autore e` nato e vive.
Partiamo quindi da La casa e il cervello di Edward Bulwer-Lytton, in cui vengono affrontati tutti i temi cari agli intellettuali di meta` '800 come la superiorita` della scienza, la razionalita`, l'entusiamo post-Darwin e il mesmerismo, per arrivare a I bambini ridevano cosi dolcemente di Charles L.Grant in cui il protagonista e` un uomo dei tempi moderni sposato, con villetta e lavoro da insegnante annessi.

Ovviamente non mi sono piaciuti tutti allo stesso modo, ma tra diciasette diversi racconti ho trovato quelli mi che sono piaciuti tantissimo, quelli che mi hanno lasciata piu` o meno indifferente e quelli che non mi sono piaciuti per niente.
Tra quelli che mi hanno annoiata c'e` proprio La casa e il cervello, perche` generalmente le storie con questo tipo di tematiche mi annoiano molto e mi irritano pure un pochino per la spocchia con la quale sono scritte, oppure La casa a Bel Aire che ho trovato un po` banalotta.
I miei racconti preferiti, invece, sono stati: I ratti nei muri tipico racconto nel perfetto stile “Chtulhu” di H.P.Lovecraft e La cosa in cantina di David H. Keller e L'uomo nero di Stephen King, in cui viene affrontato il tema del “babau”, una delle cose che da piccola mi hanno impressionata di piu` e che tutt'ora mi fanno controllare e sigillare l'armadio ogni notte, giuro! Ognuno ha le sue tare.

Una menzione particolare per due racconti che mi hanno colpito, sebbene per motivi molto diversi.
Il primo al quale mi riferisco e` Nessun posto per nascondersi di Jack L. Chalker. Leggendo questo racconto ho provato sentimenti decisamente contrastanti: all'inizio l'autore ci parla di una casa costruita su una collina ritenuta maledetta dagli abitanti del luogo e che e` stata, nel corso degli ultimi 200 anni, teatro di terribili e irrisolti omicidi e questa carrellata di cold case e` davvero avvincente! Poi, improvvisamente veniamo catapultati in un futuro lontano migliaia e migliaia di anni, quando i terrestri sono in lotta con bruttissimi alieni provenienti da Sirio e li abbiamo la soluzione per questi “cold case”. Si, c'entrano gli alieni e i viaggi nel tempo! Capite che dall'entusiamo iniziale mi sono ritrovata spiazzata tanto da chiedermi quale mitica ca...volata stessi leggendo. Tuttavia vi consiglio di continuare la lettura perche` il racconto diventa qualcosa di tragicomico, con un protagonista alieno decisamente sfigato, che alla fine mi ha fatto sorridere! Si, l'ho trovato veramente carino. Macabro, ma divertente!
Per l'ultimo racconto di cui voglio parlare torno seria, perche` ha una tematica importante. Parlo di La carta da parati gialla di Charlotte Perkins Gilman. In questo racconto non ci sono fantasmi o presenze misteriose, ma tutto quello che avviene e` causato dalla mente della protagonista. Questa e` infatti una donna di fine '800, inizio '900 che viene letteralmente segregata in una camera dal marito (medico) come cura per la depressione post-partum. Gli avvenimenti ci vengono raccontati dalla protagonista stessa, della quale leggiamo il diario ed e` qualcosa di angosciante perche` se all'inizio la donna sta male ma e` ancora abbastanza lucida, piano piano il lettore assiste impotente alla degenerazione della mente della donna che inizia a delirare, ad avere allucinazioni e a diventare paranoica; tutto cio` sfocia quindi nella follia finale. Questo racconto e` molto importante perche` l'autrice, una delle prime femministe del secolo scorso, affronta in maniera potente un tema che nel suo periodo era un taboo, ovvero la depressione e in particolare quella post-partum e soprattutto il modo in cui veniva affrontata: si tendeva a nascondere, sminuire, trattare la donna da isterica o come una bambina capricciosa. Cio` che lei scrive e` molto potente e questo racconto e` famoso per quello.

Una raccolta tutto sommato molto carina, in cui ho apprezzato la scelta degli autori e il fatto che il tema “casa dei brividi” sia affrontato in modo sempre diverso, senza nessuna scopiazzatura o senso di deja-vu`. I racconti sono scritti in maniera perfetta, anche se non tutti mi sono piaciuti ma quello e` soggettivo. Trovo che sia una raccolta niente male da leggere, soprattutto in questo periodo Halloweenesco, quindi se riuscite a trovarla consiglio di darle una possibilita`. 

domenica 21 ottobre 2018

"Dentro la maschera" con racconti di Schwob,Meyrink,Maupassant e Poe - Cosa ne penso?


La settimana scorsa ABEditore mi ha fatto una piccola ma graditissima sorpresa, inviandomi l'ultimo arrivato della casa editrice e della collana “Piccoli mondi”.
Dentro la maschera e` un volumetto contenente quattro racconti in cui il tema principale e` la maschera, figurativa e letterale, indossata dai personaggi protagonisti di queste brevi storie.
Citando un passo della prefazione, il tema si puo` introdurre cosi`:

"Se la maschera crea da un lato il comico e il buffonesco e dall’altro il deforme e l’orribile, è altrettanto vero che talvolta questi mondi, in apparenza distanti, convergono intrecciandosi in quelli che si potrebbero definire a tutti gli effetti labirinti dell’orrore. Ed è questa la chiave di lettura necessaria per penetrare nell’oscurità dei racconti scelti, in un crescendo di incubi, allucinazioni e disperazione che dilatano il tempo e lo spazio innescando un dubbio strisciante: qual è il vero io? Le sovrastrutture dell’io date dalla società e da valori non condivisi conducono, più o meno consapevolmente, a mostrare parti frammentate e non necessariamente veritiere di se stessi. Ma cosa si cela realmente negli abissi dell’uomo? La domanda resta senza risposta certa, nella vita così come nella letteratura che la rispecchia."


La lettura di questo volume prende poco tempo, ma e` stata un'ora e mezza veramente produttiva e emozionante.

Il re dalla maschera d'oro di Marcel Schwob e` una sorta di favola in cui in un regno immaginario, tutti a corte sono costretti a portare una maschera: il re porta una maschera d'oro, i sacerdoti una maschera raffigurante un'espressione di preoccupazione, i giullari una maschera allegra e le donne una quarta maschera con un sorriso ammaliante. Queste maschere vanno portate perennemente e neanche il re ha mai visto la sua immagine riflessa; fino a quando a corte arriva a gettare scompiglio un vecchio cieco che tuttavia sa leggere inaspettatamente il vero volto delle persone.
Indossare una maschera” e` alla base di molte opere della letteratura ed e` anche un modo di dire che si usa nella realta` di tutti i giorni quando si vuole far intendere che spesso la facciata che “mostriamo” e` diversa da quello che siamo in realta`; che una maschera immaginaria viene indossata per nascondere quello che c'e` dietro e non si vuole mostrare agli altri. Nel caso di questo racconto, che per atmosfere fiabesche e allo stesso tempo macabre (non per tematiche) mi ha ricordato molto “Hop-Frog” di Poe, la maschera indossata dai protagonisti e` fisica ma la funzione e` sempre la stessa: ci vuole l'anziano cieco per rivelare cio` che si nasconde dietro alle maschere della corte ed ecco che i sacerdoti in realta` sghignazzano, i giullari sono tristi, le donne non sempre sono belle e aggraziate e il re e` brutto e lebbroso. Messo davanti a questa realta`, cosi diversa da quella che credeva, il re non riesce a sopportarne la vista, non vuole accettarlo e ne viene annientato.

Ne L'uomo sulla bottiglia di Gustav Meyrink assistiamo invece a una festa in maschera organizzata da un ricco principe persiano, durante la quale viene annunciata la rappresentazione di uno spettacolo chiamato “L'uomo nella bottiglia”. Durante lo spettacolo gli invitati assistono a un Pierrot chiuso in una grande bottiglia di vetro sulla quale si trova seduto il principe in persona. La gente assiste prima divertita, poi perplessa fino a quando, inorriditi, capiscono il senso dello spettacolo.
In questo racconto il tema dominante e` la vendetta perpetrata in maniera abbastanza cruenta. Questo credo che sia il racconto che mi e` piaciuto meno di tutti, nonostante rimanga uno dei racconti piu` angoscianti perche` fino alla fine i presenti non si rendono conto di quello che sta succedendo e assistono quasi impassibili all'agonia di un uomo che li vede, chiede aiuto ma non riceve nulla.

In La maschera di Guy de Maupassant, siamo a un altro ballo; un ballerino sfrenato con una bella maschera si fa notare dai presenti per le sue fantastiche evoluzioni fino a quando non cade svenuto. A quel punto tutti rimangono stupiti quando, togliendogli la maschera dal volto, scoprono che si tratta di un uomo anziano. Un medico presente si assume l'onere di riportare a casa lo stanco e ubriaco anziano e li trova la moglie, che trovandosi di fronte a un estraneo e presa dalla gratitudine ne approfitta per sfogarsi e raccontare al medico la sua vita matrimoniale.
Questo racconto mi ha divertita e allo stesso tempo messo un po` di tristezza. Ho provato compassione per la moglie dell'anziano protagonista, che racconta al medico la sua vita passata a servire e a sopportare un marito traditore seriale e particolarmente str…., come se fosse la cosa piu` normale del mondo; ma soprattutto, ho provato pieta` in fondo per questo vecchietto che non riesce ad accettare la cosa piu` naturale che possa esserci: il passare del tempo e l'invecchiamento. E` sempre stato un bell'uomo, aitante e pieno di donne e per questo sceglie solo balli in maschera; e` solo in questo modo che puo` nascondere la sua vera` eta`, le rughe e i capelli bianchi, fare finta che non esistano e fingere davanti agli altri ma soprattutto davanti a se setsso di essere ancora quello di un tempo. Un altro tema decisamente attuale!

La raccolta si conclude con La maschera della Morte Rossa, uno dei piu` celebri racconti di Edgar Allan Poe, in cui il principe di un paese flagellato dalla famigerata Morte Rossa decide di riunire i suoi amici e di rinchiudersi in un castello per tentare di evitare il contagio. Tutti sono talmente convinti di essere al sicuro da aver voglia di fare un gran ballo in maschera e di divertirsi, almeno fino a quando in mezzo agli invitati non si presenta una maschera inquietante, che non appartiene a nessuno di loro.
Inutile dire che e` stato il mio racconto preferito, letto per la decimilionesima volta senza che perda mai di fascino. Io e la mia ossessione.

Una raccolta di racconti breve, concisa e estremamente interessante, che mi ha dato modo di approcciarmi ad alcuni autori che conoscevo ma di cui non avevo ancora letto niente. Una vera chicca, sia per la scelta del tema di questo “Piccolo Mondo” sia per la scelta dei racconti.
Io ho dato come sempre il mio commento personale e decisamente ignorante in merito e invito quindi a leggere la prefazione scritta da Sara Elisa Riva (https://www.instagram.com/the_nerd_writer/), che puo` dare informazioni molto interessanti e con un approccio decisamente piu` professionale del mio!
Piano piano sto collezionando tutti i Piccoli Mondi di ABEditore e non smetto mai di meravigliarmi davanti alle illustrazioni, che in questo piccolo volumetto abbondano. Se volete dare uno sguardo piu` da vicino a questo libro vi invito a cliccare su questo link https://lamaschera.abeditore.it/ 

Come sempre, me li vorrei incorniciare tutti!





domenica 7 ottobre 2018

"L'Esorcista" di William Peter Blatty - Cosa ne penso?


“Padre Karras e` un gesuita e psichiatra che sta vivendo una crisi personale e di fede molto importante: non e` piu` sicuro di credere in Dio e in tutto cio` a cui ha consacrato la sua vita, non si sente piu` in grado di assistere i suoi confratelli. Un giorno viene contattato da Chris McNeal, la famosa stella di Hollywood; la donna e` disperata, cerca aiuto per la sua bambina. Dopo averla portata da vari medici e psichiatri, infatti, nessuno e` ancora riuscito a curare le gravi crisi di cui la bambina e` vittima e l'atea Chris e` sempre piu` convinta che la vera ragione della malattia della figlia sia un'altra: un demone molto potente ha preso il controllo del corpo di Regan e solo un prete puo` aiutarle a questo punto.”




L'esorcista e` il romanzo best seller di William Peter Blatty pubblicato nel 1971 dal quale e` stato tratto nel 1973 il famoso film diretto da William Friedkin. E` uno dei film horror piu` famosi e piu` visti di tutti i tempi, che ancora oggi e` rimasto impresso nella mente di molti, la mia compresa. Per me il “film dell'Esorcista” e` una tradizione di Halloween da quando avevo circa 13 anni e quindi per quest'anno ho deciso di recuperare la lettura del romanzo, che non avevo ancora letto.

Il libro e` diviso in quattro parti e ogni parte inizia con un evento o un episodio di svolta per l'intera storia. Nella prima parte facciamo la conoscenza dei protagonisti: il libro si apre con la descrizione di un misterioso prete impegnato in degli scavi archeologici in Iraq. Il prete capisce che e` arrivato il momento di tornare a casa per affrontare nuovamente un suo vecchio nemico. Abbiamo appena conosciuto padre Merrin, anche se non viene ancora nominato e la sua presentazione e` misteriosa e quasi mistica.
Poi vengono gli altri protagonisti, che ci vengono presentati nella loro quotidianita`. Per primo abbiamo padre Karras, un prete gesuita di umili origini e psichiatra, consulente psicologico della comunita` di gesuiti di cui fa parte. Il suo compito e` quello di dare assistenza psicologica ai preti che attraversano un periodo difficile, che hanno qualche problema o dubbio personale ma ultimamente padre Karras sente di non poter piu` ricoprire quel ruolo. Sta egli stesso affrontando una dura crisi personale, non ha piu` fede in Dio, non ha piu` la pazienza di sentire i problemi degli altri. In piu` e` sempre piu` schiacciato dal senso di colpa nei confronti della madre, che sente di aver abbandonato. Questa sua situazione psicologica e` molto importante per lo sviluppo del romanzo in quanto e` proprio a causa di questa crisi che padre Karras sara` restio ad accettare la situazione di Regan.
Per ultime ci vengono presentate le McNeil. Chris e` una famosa attrice di Hollywood, che si trova a Washington per girare un nuovo film e abita proprio davanti al campus dei gesuiti; con lei abitano due domestici, la sua segretaria e sua figlia, una dolce undicenne di nome Regan. La vita delle McNeil procede abbastanza serena fino a quando Regan inizia a giocare con una tavoletta Ouija portata a casa proprio da Chris, che essendo atea non crede ai misteriosi poteri della tavola, percio` non si mette problemi nel vedere che la figlia gioca e parla con un amico immaginario, il capitano Howdy.

Le cose pero` cambiano quando nella casa iniziano a verificarsi degli eventi strani, che culminano con odori sgradevoli, rumori in soffitta, letti che si muovono e il cambiamento del capitano Howdy che da gentile diventa violento. Regan viene portata da diversi medici che prima cercano delle cause fisiche nel cervello di Regan e poi ripiegano sulla malattia mentale; ma le crisi di Regan non migliorano affatto, degenerano fino a portarla a diventare quella “cosa” che per chi ha visto il film e` familiare. Tutti abbiamo in mente l'immagine della “bambina dell'Esorcista”.
A quel punto Chris, pur essendo atea convinta, e` la prima a capire che la causa di tutto e` un'altra e che Regan non ha bisogno di medici ma di un prete. Si rivolge a questo punto a padre Karras, che pero`ci mette molto tempo ad accettare la verita` dei fatti. Padre Karras sa nel profondo che Chris ha ragione ma non vuole ammetterlo; non crede piu`, non ha piu` fede e si aggrappa con tutte le sue forze alla razionalita`, alla scienza, alla medicina, fino a quando si arriva a un punto in cui anche le sue resistenze vengono abbattutte. Non ci sono piu` dubbi ormai, quella cosa nella cameretta non e` Regan e c'e` bisogno di un esorcismo.
La quarta e ultima parte del libro vede l'ingresso in scena di padre Merrin, il famoso esorcista arrivato dall'Iraq per affrontare il suo nemico, proprio il potente demone che ha preso il controllo di Regan. Ora non vado avanti, perche` chi ha visto il film sa gia` come finira` questo scontro e per chi non conosce la storia non voglio rovinare il finale.

Quello che posso dire e` che questo romanzo e` fenomenale. E` uno dei romanzi Horror per eccellenza, mette angoscia, rabbia, paura. Il lettore ovviamente sa quale sia il vero problema di Regan e mette molta rabbia vedere la sofferenza di questa bambina che non viene capita dai medici, che viene bollata come semplice isteria o malattia mentale. D'altra parte bisogna anche pensare che il comportamento dei medici e` normale; se questo accadesse nella vita reale penso che in pochi correrebbero subito dall'esorcista, ma la maggior parte di noi cercherebbe una spiegazione piu` naturale. Mette comunque tanta angoscia leggere il senso di impotenza e disperazione di Chris, una madre che vede soffrire fisicamente la figlia e non riesce a darle conforto ma allo stesso tempo e` da ammirare perche` e` l'unica che mette da parte le sue convinzioni e accetta una spiegazione assurda ma potenzialmente l'unica che potrebbe salvare la bambina. E` grazie alla sua cocciutaggine che padre Karras, alla fine, si convince.

Questo e` un romanzo Horror con la maiuscola anche perche` a parer mio parla di uno dei soggetti che piu` possono mettere terrore nell'uomo. Ci sono tante cose che fanno piu` o meno paura, ma il tema della possessione e dell'esorcismo e` qualcosa di destabilizzante. Io personalmente riesco a sopportare tutto ma questo, pur non essendo una fervida credente, mi mette veramente a disagio. Perche` l'uomo viene messo di fronte al Male vero, quello che distrugge mentalmente e fisicamente; e` una vera e propria tortura e l'uomo e` quasi completamente inerme. Non c'e` quasi speranza di fronte a questo Male, e in questo libro l'autore non risparmia certo i dettagli.


Se siete quindi in cerca di un libro horror a tema con il periodo, che sia davvero spaventoso L'Esorcista fa al caso vostro. Ripeto, io di solito sono abbastanza immune di fronte a cose horror, ma con questo libro per la prima volta mi sono rifiutata di andare avanti con la lettura notturna. Il primo giorno ho letto una decina di pagine e poi ho chiuso perche` sapevo che se fossi andata oltre non avrei chiuso occhio. E una delle cose che mi stupisce di piu` e` il fatto che chi ha scritto questo e` una persona che prima di questo romanzo scriveva libri comici! William Peter Blatty era infatti uno scrittore e sceneggiatore di programmi televisivi di comicita`. Appero`!
Il mio voto per questo libro e` sicuramente 5/5!!

giovedì 4 ottobre 2018

"L'incubo di Hill House" di Shirley Jackson - Cosa ne penso?


“Da ottant'anni la residenza di Hill House e` motivo di paura presso gli abitanti di Hillsdale tanto che non viene mai nominata. E` una casa strana, oscura e tetra, al centro di molti pettegolezzi; nessuno sa con certezza che cosa succeda li dentro ma di sicuro e` una casa che mette i brividi a prima vista.
Per questo motivo il professor John Montague, antropologo con la passione per il paranormale, decide di mettere su una squadra di volontari con i quali passare qualche giorno (e notte) a Hill House: l'obiettivo e` quello di registrare in maniera scientifica tutti gli eventi paranormali che potranno verificarsi in modo da spiegarli al mondo. E cosi il professor Montague accompagnato da Luke, futuro erede della casa, Theodora e dalla timida Eleanor partiranno per questa strana spedizione ignorando quello che la casa ha in serbo per loro.”




Se siete amanti del genere horror, gotico o se siete incuriositi da queste storie non potete farvi sfuggire un romanzo di Shirley Jackson. Io fino a questo momento l'avevo fatto e me ne pento!
Perche` la Jackson e` cosi importante? Perche` e` una vera e propria rappresentante del genere e una delle pioniere del tema “casa infestata”. Quante volte abbiamo visto dei film in cui un gruppo di infelici si avventura in una casa dalla oscura reputazione? Ebbene, molti di quei film devono la loro esistenza a questo libro.
I romanzi della Jackson sono tra i preferiti di Stephen King ai quali pure lui si e` ispirato, e ora che ho iniziato a conoscerla capisco il perche`.

In effetti, cercando tra le tante recensioni online e sentendo di persona l'opinione di altri “bookstagrammers” su Instagram, quasi tutti hanno la stessa opinione su questo romanzo: la scrittura della Jackson e` eccellente, il libro parte alla grande ma il finale e` un po` deludente. Le cose che meno convincono in generale sono: i personaggi non tanto simpatici, i dialoghi a volte incomprensibili e il finale, che sembra manchi in qualche cosa, non troppo convincente. In tanti si aspettano piu` azione, qualche spiegazione o qualche brivido in piu`. In effetti la Jackson ci lascia con molti punti interrogativi ma, se per tante persone le cose che ho appena scritto sono state dei difetti a me sono piaciute tantissimo.

Partiamo dai personaggi. E` impossibile non provare simpatia per il professor Montague; si potrebbe pensare che sia un ciarlatano ma in realta` non e` cosi. Lui crede fermamente nel paranormale e nella possibilita` di darne una spiegazione scientifica. Si capisce che nonostante faccia un buon lavoro sia comunque conosciuto e preso in giro dai suoi colleghi per questa sua passione vista come una stramberia e mi fa tenerezza pensare alla tenacia con la quale sogna di dire al mondo “avevo ragione io, i fantasmi esistono”. Una volta poi che conosceremo sua moglie sono sicura che tutti i lettori, nessuno escluso, proveranno un'infinita pena per quello che quest'uomo e` costretto a sopportare. La non troppo squisita signora Montague, infatti, e` una aspirante medium convinta di essere una grande esperta del tema. Saccente, maleducata con tutti, ovviamente non capira` mai in cosa si e` cacciata e ha anche la fortuna di non assistere mai ai reali eventi spaventosi che la casa riserva solo al gruppo di cacciatori di fantasmi originali. La “signora”, anzi, non capisce neanche in quale pericoli va a cacciarsi tutta presa dal fatto che i fantasmi sono solo in cerca d'amore e di conforto. E` una persona che ha molta simpatia e compassione per i defunti ma e` una vera st….. con i vivi, soprattutto con suo marito, un santo che la sopporta!
Nessuno dei protagonisti in realta` e` veramente un personaggio positivo: Luke e` descritto come uno scansafatiche ladruncolo, in attesa che la zia schiatti per poter avere la sua eredita` mentre Theodora non si capisce mai bene come sia veramente. Questo perche` noi lettori vediamo i due ragazzi attraverso gli occhi di Eleanor. E` lei che ce li descrive, in base alle sensazioni che le danno, peccato che non sono mai le stesse! Soprattutto nei confronti di Theodora, Eleanor ha sentimenti decisamente contrastanti: un minuto prima la adora, il minuto dopo la odia; un momento Theo e` la persona piu` buona del mondo, in quello dopo e` cattiva e meschina. Perche` questi cambiamenti? Perche` Eleanor e` una persona altamente instabile. Ha trent'anni e per piu` di dieci e` stata la badante della madre, gravemente malata. Non ha amici, non ha un lavoro, non ha una sua vita e in piu` e` tiranneggiata dalla sorella che si e` tirata presto fuori da quella situazione sposandosi e lasciando tutto il peso sulle spalle di Eleanor.
Mi ha fatto molta tenerezza quando, dopo aver deciso di unirsi alla comitiva di Hill House, per la prima volta prende in mano la sua vita e ruba l'auto alla sorella per poter raggiungere Hillsdale. La seguiamo nel viaggio in macchina, durante il quale lei attraversa paesi e fantastica su come sarebbe potuta essere la sua vita se fosse vissuta in quella casa con le statue dei due leoni, in quel giardino… Per la prima volta in vita sua e` libera e puo` fare quello che vuole. Pero`, come dicevo, la sua personalita` e` ormai danneggiata, disturbata, e questo la casa lo percepisce immediatamente decidendo di farne di Eleanor la sua vittima preferita.
L'ultimo personaggio del romanzo, e ` infatti Hill House. La casa ha una sua personalita`, sembra quasi che abbia un suo cervello, che pensi: Individua la piu` fragile del gruppo e decide di farne un bersaglio, di tormentarla, di puntare sul suo senso di colpa.

E qui ci si puo` collegare al senso di insoddisfazione che a volte questo romanzo lascia. Si perche` se vi aspettate grandi colpi di scena, o una spiegazione di cio` che avviene nella casa allora rimarrete delusi. Ma questo non vuol dire che la tensione non sia sempre alle stelle. La storia che la casa ha alle spalle viene narrata ed e` una storia da brividi, e le manifestazioni ci sono, oscure e inquietanti. La casa e` malvagia, e` la bocca dell'inferno, e questo si percepisce in tutta la lettura. E` la casa che vince alla fine. Ma non c'e` una vera e propria conclusione e questo a me e` piaciuto molto, perche` se la Jackson fosse andata oltre con le descrizioni, da romanzo inquietante si sarebbe trasformato in classico romanzetto dell'orrore. Rimanendo cosi, sul vago, lascia al lettore la libera interpretazione e ho trovato questo modo di scrivere molto elegante.

La scrittura e` fantastica. Scorrevole, per nulla pesante, ma in grado di creare l'atmosfera in maniera eccellente. Per tutta la lettura si avverte un senso di opprimente inquietudine.
Sono d'accordo in parte per i dialoghi, e` vero, a volte sono senza senso perche` ci sono piu` persone che parlano contemporaneamente, di cose diverse. A volte uno dei protagonisti inizia a vaneggiare, ma questo per me crea un senso di smarrimento assolutamente voluto dalla scrittrice.
Non ho mai perso l'attenzione e se da una parte ne avrei voluto ancora, dall'altra sono soddisfatta di come il romanzo e` terminato. E` un crescendo di follia stimolata dalla casa, che arriva al culmine...e poi finisce, di botto.

A me e` piaciuto veramente tanto, sicuramente ora voglio recuperare tutti i suoi romanzi!!
Il mio voto e` assolutamente un 5 pieno. Consigliatissimo soprattutto per il periodo di Ottobre o in generale in quelle serate di freddo e pioggia.