giovedì 17 gennaio 2019

"Lovecraft Zero" di H.P.Lovecraft - Cosa ne penso?


“Questo piccolo volume e` un modo per vedere il Solitario di Providence sotto una luce diversa: vengono riproposti alcuni dei suoi racconti in una nuova traduzione e degli stralci di lettere personali in cui Lovecraft stesso si racconta, parla di se e del mondo che lo circonda, della sua infanzia e di cio` che lo ha portato a essere l'adulto che abbiamo conosciuto attraverso le sue storie da incubo.”




Mi ritengo molto fortunata ad aver trovato questa piccola chicca letteraria, figlio di una casa editrice mia conterranea, la sarda Arkadia Editore. Dei racconti di Lovecraft, infatti, abbiamo una marea di edizioni diverse, abbiamo l'imbarazzo della scelta ma tutte un po` simili tra loro a livello di contenuto. Certo, i racconti sono quelli, mica si possono cambiare, ma ritengo che Arkadia abbia avuto una buonissima idea perche` ci ripropone Lovecraft in una maniera diversa. Mi spiego meglio.

Questo volume di poco meno di 200 pagine, e` suddiviso in tre sezioni. Nella prima, Il solitario di Providence, troviamo alcuni dei racconti piu` famosi di Lovecraft scritti prima del 1926; e` il periodo di rodaggio, in cui ci stiamo avvicinando a Cthulhu. Tra questi cito alcuni dei miei preferiti come Altrove, Citta` senza nome e ovviamente Il richiamo di Cthulhu. La particolarita` di questa edizione e` che vengono proposti in una nuova e piu` moderna traduzione, volta a “svecchiare” e a rendere meno anacronistica la lettura; e` una mossa azzardata se si pensa alla possibile reazione dei puristi ma ritengo che sia stata una mossa azzeccata! La nuova traduzione consente di godere ancora meglio della scrittura di Lovecraft (a volte un po` pesantuccia) senza tradirne il senso. I racconti sono quindi piu` scorrevoli senza essere stravolti.

Nella seconda sezione, Il culto della saggezza stellare, troviamo invece racconti di altri autori che hanno preceduto o che si sono ispirati a Lovecraft; troviamo quindi personaggi che Lovecraft ha direttamente conosciuto, scrittori che poi si sono dedicati ad altri generi, e trovo molto interessante la scelta di questi racconti perche` soprattutto in alcuni casi sembrava quasi di leggere ancora Lovecraft. Soprattutto mi chiedo come mai Robert W. Chambers abbia deciso di dedicarsi ai romanzi d'amore quando il suo racconto, Il segno giallo, e` stato spettacolare! Un grandissimo senso di angoscia e un pelino di repulsione, un racconto decisamente “lovecraftiano” che indicavano un grande talento in questo genere. Davvero un peccato.

Ma la mia parte preferita e` stata la terza e ultima sezione, Appendici, in cui vengono riportati stralci di lettere scritti da Lovecraft, pezzi di conversazioni in cui possiamo conoscere un po` piu` di lui direttamente dal diretto interessato. Dico che questa e` stata la mia parte preferita perche` sebbene Lovecraft mi piaccia molto come autore, al contrario non sapevo quasi niente su di lui, sulla sua vita e soprattutto sulla sua personalita` e trovare la risposta a queste domande avendo la possibilita` di leggere cose personali scritte direttamente da lui e` stato molto bello. Certo, l'immagine che esce di quest'uomo non e` delle migliori, in quanto era un pochino misogino, razzista, omofobo e maschilista (soprattutto in giovane eta`) e anche abbastanza asociale. Non sarebbe stato sicuramente il mio migliore amico, ma va bene cosi perche` nella sua testa aveva tanto da dire e da dare, ha creato un mondo pazzesco e dispiace anche pensare che forse non se ne sia reso bene conto per colpa della sua scarsissima autostima.

Quindi consiglio vivamente questo volume, soprattutto a chi e` attirato da Lovecraft ma si spaventa di fronte ai tomi giganteschi che si trovano normalmente in commercio; questo e` un ottimo modo per avere un assaggio di H.P. e di decidere se approfondire la sua conoscenza (che ovviamente consiglio). Il mio voto per Lovecraft zero e` un 5/5! 

giovedì 10 gennaio 2019

"La leggenda di Sleepy Hollow" di Washington Irving - Cosa ne penso?


“Sleepy Hollow si trova in una zona misteriosa, terreno fertile per l'immaginazione degli abitanti che nel corso del tempo hanno dato vita a leggende da brividi. Tra tutte c'e` la leggenda del Cavaliere senza testa, una oscura presenza che si aggira per i campi in sella a un enorme destriero e ovviamente privo di testa.
A Sleepy Hollow vive anche un insegnante di scuola elementare, Ichabod Crane, pretendente della bella e facoltosa ereditiera Katrina. Ben presto Crane scoprira` se la leggenda del Cavaliere senza testa e` veramente tale o se c'e` qualcosa di vero dietro queste voci.”




La leggenda di Sleepy Hollow e` un racconto dello scrittore americano Washington Irving contenuto nella raccolta Il libro degli schizzi e pubblicato per la prima volta nel 1820. Ma probabilmente il pubblico moderno conosce questa leggenda soprattutto grazie al film diretto nel 1999 da Tim Burton, con protagonisti Johnny Depp, Christina Ricci e Christopher Walken. Almeno per quanto mi riguarda, quella era la storia che avevo in mente nel momento in cui ho affrontato questo piccolo libricino. E credo che questo sia stato il grande problema, perche` ahime`, non l'ho gradito molto.

Washington Irving e` stato uno scrittore molto famoso e apprezzato durante il 1800, anche prima di Edgar Allan Poe e i suoi racconti gotici facevano faville. Posso confermare che anche per quanto riguarda questo racconto, la scrittura e` eccellente, con un linguaggio “d'epoca” ma per niente difficile e soprattutto molto ironico; Irving prende abbastanza in giro Ichabod Crane ma in maniera leggera e simpatica e, soprattutto all'inizio, ho sorriso spesso.
Irving, pero`, ama moltissimo anche le descrizioni; descrive tutto, nei minimi particolari: dall'aspetto di Ichabod, ai suoi pensieri, ai suoi desideri, all'ambiente circostante, le giornate di Crane, i possedimenti della famiglia di Katrina e perfino le cibarie presenti alla festa alla quale Crane partecipera` in casa di Katrina. Tutto. Queste descrizioni, pesanti in qualunque contesto, avrebbero pero` avuto piu` senso in un vero e proprio libro, ma in un racconto da meno di 100 pagine finiscono per prendere quasi tutto il tempo della narrazione, lasciando davero pochissimo spazio agli eventi. L'unica parte dinamica, in cui il lettore (e Crane) incontrano finalmente il Cavaliera senza testa si riduce a poche pagine.
Mi ha lasciata un po` insoddisfatta.

All'inizio del commento ho poi citato il film di Tim Burton. Le due cose sono connesse? In parte. Diciamo che Burton ha lasciato quasi tutti i personaggi principali e le atmosfere lugubri di Sleepy Hollow, ma per il resto la storia e` completamente diversa e per una volta devo dire che preferisco la storia immaginata da Burton. Molto piu` dinamica, coinvolgente e con una spiegazione finale soddisfacente. 

martedì 8 gennaio 2019

"Coraline" di Neil Gaiman - Cosa ne penso?


“Coraline si e` appena trasferita in un nuovo appartamento con i genitori, amorevoli ma perennemente indaffarati per riuscire a stare dietro a questa ragazzina cosi curiosa, sempre pronta a tuffarsi in qualche esplorazione. Sopraffatta dalla noia Coraline fa amicizia con le sue strane ma simpatiche vicine di casa, che le regalano una pietra che dovrebbe proteggerla dalle cose malvagie.
Un giorno i genitori di Coraline scompaiono misteriosamente e quella che sembrava una finta porta nel salotto di casa si rivela una porta che conduce in un mondo parallelo in cui Coraline trovera` una casa uguale alla sua, con dei genitori identici ai suoi ma con degli strani bottoni al posto degli occhi e dai modi eccessivamente gentili, che fanno di tutto per convincere Coraline a rimanere con loro e dimenticarsi dei suoi veri genitori. In realta` Coraline si accorge ben presto che la gentilezza dell'Altra Madre nasconde qualcosa di molto cattivo e dovra` far ricorso a tutto il suo coraggio per salvare i suoi veri genitori.”




Neil Gaiman scrisse questo racconto, pubblicato nel 2002, per le due figlie, all'epoca bambine; inizio` a scriverlo per la figlia maggiore e lo termino` per la figlia minore. E` quindi chiaramente un libro per ragazzi ma dalle tinte dark e poco convenzionale. Non deve pero` stupire questa cosa se si pensa che il racconto era originariamente destinato alle sue figlie, appassionate fin da piccole di storie paurose di mostri e fantasmi. Quello che e` un racconto per due bambine puo` benissimo andare bene per i ragazzi di tutto il mondo, perche` al di la` dell'atmosfera oscura, la storia di Coraline e` una favola che ha una morale, un insegnamento forse semplice ma estremamente importante per chi si trova nella fase della crescita e non solo, perche` la storia di Coraline fa bene anche agli adulti.

Coraline e` una ragazzina simpatica, intelligente e molto curiosa con due genitori che sicuramente le voglione bene ma che sono molto impegnati e cercano di togliersela di torno trovandole occupazioni come contare oggetti sparsi per la casa o esplorare i dintorni della casa nuova. In questo modo fa la conoscenza di alcuni vicini anziani un po` rintronati ma altrettanto simpatici, come le ex attrici di teatro e il signore un po` pazzo impegnato ad addestrare topi; anche se strane, le due donne saranno fondamentali per Coraline perche` le daranno un oggetto che sara` molto importante per l'avventura nella quale si trovera` catapultata piu` avanti.

Infatti, una sera, i genitori di Coraline scompaiono nel nulla; all'inizio Coraline non si preoccupa, si prepara la cena e va a dormire. Ma il giorno dopo comincia a sospettare che ci sia qualcosa di anomalo in questa scomparsa e inizia a indagare per trovare qualche indizio che le possa dire dove sono finiti i genitori. Questa esplorazione la porta ad aprire una porta che si trova nel salotto di casa e che normalmente si apre...su un muro di mattoni. Stavolta, pero`, la porta si apre su un corridoio identico a quello di casa sua, che si inoltra in un appartamento identico al suo, ma speculare. Qui le cose iniziano a farsi decisamente strane e inquietanti perche` nell'Altra casa Coraline trova i suoi Altri genitori, identici ai suoi veri genitori ma con dei bottoni al posto degli occhi. Le stranezze non finiscono qui, perche` i due (e soprattutto l'Altra Madre) sono estremamente generosi, anche troppo. Per un momento Coraline, ragazzina amata ma leggermente trascurata, si sente felice e questa situazione la cattura. Per fortuna ho detto che e` una ragazzina intelligente e capisce subito che e` tutto troppo bello per essere vero. L'Altra Madre insiste fin troppo per convincerla a rimanere con loro e dietro tutta questa premura e bonta` si cela qualcosa di malvagio che sta solo cercando di attirare Coraline nella sua rete.

E` adesso che inizia l'insegnamento bello e importante del racconto perche` Coraline deve far ricorso a tutto il suo coraggio (aiutata da un gatto scontroso, una sorta di Grillo Parlante) per sconfiggere questa creatura e salvare i suoi veri genitori. L'insegnamento, la morale non e` banalmente quello di “essere coraggiosi”, ma di saper affrontare le proprie paure e anche le situazioni che non ci piacciono ma che sono necessarie. E soprattutto che il coraggioso non e` chi non ha paura, ma chi nonostante la paura affronta lo stesso la situazione e la supera. E` giusto e normale avere paura ma e` importante non farsi sopraffare da essa. E` un bell'insegnamento anche per gli adulti, o almeno a me e` piaciuto molto come concetto e cerchero` di tenerlo a mente.

Il libro e` molto carino, con un linguaggio semplice e situazioni surreali tipiche di un racconto per bambini/ragazzi ma con quello sfondo dark che da piccola avrei letteralmente adorato e che anche a 30 anni superati mi e` piaciuto parecchio! Il mio voto per questo libro e` un bel 3.8/5. Gaiman e` definitivamente una garanzia!  

domenica 6 gennaio 2019

"Misery" di Stephen King - Cosa ne penso?


“Paul Sheldon e` uno scrittore di successo e i suoi libri piu` famosi appartengono alla serie di Misery, protagonista femminile di libri di avventura a sfondo romance, idolo di tante donne. Ma nell'ultimo libro Misery muore e questo perche` Sheldon sente di dover chiudere quel capitolo della sua vita e andare avanti, esplorando nuovi confini letterari e sfornando Bolidi, quello che potrebbe essere il suo capolavoro. Ma Sheldon non ha fatto i conti con le sue “fan numero uno” e in particolare con Annie Wilkes, che lo soccorre a seguito di un incidente stradale ma che invece di portarlo in ospedale decide di tenerlo in casa, sequestrandolo, torturandolo e obbligandolo a riscrivere la storia di Misery. Perche` Misery non deve morire.”




Stephen King ha scritto nel corso della sua carriera una moltitudine di libri completamente diversi tra loro, ma in generale la parola che viene piu` accostata a lui e` “horror” e con questo chi non lo conosce immagina che scriva solo ed esclusivamente di mostri e di paranormale. In effetti King parla di mostri, ma non sempre questi sono esseri sovrannaturali; spesso i cattivi delle sue storie sono “semplici” esseri umani e questo perche` dovremmo avere piu` paura dei vivi e dei malvagi in carne e ossa che di fantasmi e zombies. Annie Wilkes e` una di questi. Annie e` una donna come tutte le altre, ex infermiera, divorziata e appassionata delle storie di Misery. Quante volte, leggendo un libro che ci piace tanto, ci affezioniamo cosi tanto a un personaggio che poi se, nel corso della storia gli succede qualcosa, ci indignamo e malediciamo l'autore? Magari sognamo pure di costringere l'autore a riscrivere quella parte che non ci piace. Quando Annie trova Paul Sheldon, il suo scrittore preferito, svenuto e gravemente ferito a seguito di un brutto incidente, capisce che quell'occasione e` arrivata! La differenza tra noi e Annie e` che noi, persone piu` o meno equilibrate, alla fine chiamiamo l'ambulanza. Annie invece ha un piccolo problemino: e` pazza.
Ecco quindi che al suo risveglio, Paul Sheldon capisce di trovarsi in un brutto guaio.

Da questo momento ha inizio una storia molto semplice, con pochi elementi, ma che assicurano un'ansia ai limiti del sopportabile. Il resto della storia si svolge infatti con due personaggi e un'unica ambientazione: Annie, Paul e la stanza in cui un Paul con le gambe polverizzate dall'incidente e` tenuto segregato. Il sequestro dura mesi e sono mesi di tortura psicologica e soprattutto fisica, perche` la grave instabilita` emotiva di Annie la porta ad avere sbalzi di umore estremi, dove una parola o solo uno sguardo non gradito possono scatenare la bestia violenta oppure gravi attacchi di depressione e questo porta Annie ad allontanarsi per giorni, lasciando Paul solo, immobilizzato, in preda ai dolori e alla dipendenza dall'antidolorifico, impossibilitato a cercarsi anche solo un bicchiere d'acqua.

Tutta questa situazione porta Paul ai limiti della sopportazione fisica e psicologica, ma e` solo grazie alla sua forza di volonta` che riesce a non impazzire o a lasciarsi andare ma arriva a una sorta di compromesso con Annie e grazie o malgrado questa situazione Sheldon scrive un nuovo capitolo di Misery, forse il piu` bello di tutto quello che ha scritto fino a quel momento. Ma Sheldon (e il lettore con lui) impara presto a non abbassare mai la guardia, a non pensare di aver imparato a prendere Annie, perche` Annie e` imprevedibile, sempre. E soprattutto nasconde un grosso segreto, un passato cosi orribile che e` anche il motivo per cui non e` piu` infermiera ma si ritrova a vivere in totale isolamento.
Paul Sheldon e` in mani terribili e fino alla fine la suspence e` alta, la tensione e` alle stelle e non sappiamo se lo scrittore riuscira` a liberarsi della “sua fan numero uno”.

Misery non e` uno dei miei libri di King preferiti, ma lo trovo comunque un ottimo romanzo, prova che King e` capace di passare da romanzi con tante ambientazioni e decine di protagonisti a due personaggi e una stanza e creare in entrambi i casi dei veri e propri incubi (in senso buono ovviamente). Uno dei classici di King che consiglio a tutti di leggere, agli appassionati ma anche a chi vorrebbe leggere un King ma non ama i classici horror. Il mio voto e` di 4/5.

giovedì 3 gennaio 2019

"L'errante" di Massimo Mayde - Cosa ne penso?


“Esteban e` un ragazzo di Toledo con qualche problema. Dopo una vita passata a innamorarsi di donne che lo hanno usato come un giocattolo e poi buttato via, all'ennesima delusione decide di mandare tutto a quel paese e farsi una vacanza, da solo. Lontano da tutti, anche dal suo unico, migliore amico Blanco, un badante per ciechi. Ma questo non e` l'unico problema di Esteban, perche` il ragazzo e` schizofrenico e da una vita nella sua testa ci sono altre voci che gli tengono compagnia.
Peccato che i guai non sono finiti qua, ma il viaggio e` solo l'inizio. Tra dirottamenti aerei che lo porteranno a Israele, incontri con personaggi enigmatici, Mani rinsecchite, angeli e Lucifero, Esteban ci porta con lui in questa DELIRANTE avventura, che sara` anche una buona occasione per ritrovare se stesso.”





<Un libro per santi che desiderano diventare dei veri bastardi, e per provetti bastardi che vorrebbero raggiungere un minimo di santità. In queste pagine, il cinismo è il filo conduttore, la redenzione un viaggio non immaginario, e la rassegnazione una tripartizione tra rabbia, amore e pazzia.
Se sarete di buon umore, leggendo questo libro potrebbe passarvi la voglia di sorridere. Se siete di umore nero, forse riderete. Se avete invece un pessimo rapporto con gli altri, ma soprattutto con voi stessi, leggendo questo libro potreste scoprire il lato comico della vita e diventare persone migliori. Se invece migliori lo siete già, in queste pagine potreste trovare la ragione ultima per la quale abbracciare definitivamente le gioie della misantropia e del cinismo>

 Queste sono le parole con cui Massimo Mayde ci descrive il suo romanzo, invitandoci alla lettura ma allo stesso tempo ammonendoci. Si, perche` L'errante e` un romanzo decisamente insolito, politicamente scorretto, delirante. Non comune. Un lavoro molto diverso dal suo primo romanzo pubblicato da Abeditore, Re Nero, che nel 2017 ho letto e adorato. Per questo motivo devo ammettere che L'errante mi incuteva un po` di timore; avevo paura di trovare un romanzo complicato che non avrei apprezzato e sinceramente mi sarebbe dispiaciuto, perche` fino a questo momento trovavo che Massimo fosse un bravo scrittore. E` comunque grazie alla fiducia che gia` riponevo in lui che mi ha convinta ad acquistare il libro. Meno male che l'ho fatto, perche` se Re Nero mi era piaciuto, L'errante lo supera!

Il romanzo e` scritto tutto in prima persona; e` infatti Esteban stesso (e le altre voci nella sua testa) che ci racconta questa pazza avventura. Esteban e` un ragazzo estremamente cinico, inca...volato con il mondo, abbastanza misogino, eppure non risulta sgradevole neanche una volta. Non sono come lui, per fortuna, ma un pochino di cinismo lo apprezzo sempre. E devo dire che in parecchi casi mi ha fatto anche ridere! In realta` tutto questo deriva dal vissuto di Esteban, che lo ha portato ad avere una certa visione del mondo, che forse non condivido pienamente ma che posso capire. Quindi non fatevi ingannare dal suo perenne cattivo umore, perche` in fondo Esteban e` molto simpatico :D

Capita spesso che la narrazione dei fatti molto avventurosi e veloci venga interrotta, rallentata dal flusso di pensieri di Esteban, che si fissa su un concetto, un pensiero e lo analizza, lo sviscera, blatera tra se e le altre due presenze nel suo cervello creando anche battibecchi niente male, in cui si intuiscono facilmente le varie personalita`. Questa particolare narrazione destabilizza forse la prima volta che la si incontra ma poi ci si abitua e anzi, ritengo sia anche uno dei punti di forza del romanzo perche` e` impossibile non mettersi a riflettere su quello che Esteban pensa.

Parlare della trama e analizzarla punto per punto e` abbastanza complicato perche`, tolti questi momenti di “riflessione” la narrazione e` molto dinamica e veloce, con colpi di scena, sparatorie improvvise, personaggi che appaiono dal nulla. Succede veramente di tutto ed e` molto difficile annoiarsi! Inoltre c'e` quel pizzico di sovrannaturale che personalmente adoro.
Un'altra cosa che ho apprezzato molto e` il fatto che il libro e` diviso in capitoli introdotti da una canzone, rigorosamente rock, che riassume il concetto del capitolo stesso e i sentimenti di Esteban in quel momento della narrazione. L'ho apprezzato soprattutto perche` tra quelle canzoni ci sono alcune delle mie preferite e penso proprio che mi faro` una playlist (che ovviamente chiamero` L'errante).

In tutto sto grande casino la parte che ho apprezzato di piu` e` il finale, in cui mi sono perfino commossa ( ed e` mooooolto difficile che accada) e che mi ha fatto capire, una volta per tutte, che la scrittura e` e deve essere a tutti gli effetti il mestiere di Massimo Mayde. Puo` scrivere qualsiasi cosa con una profondita` e una capacita` di narrazione, di linguaggio, che a parer mio e` rara ma che sembra naturale in lui. Non e` uno scrittore per tutti, i suoi non sono libri commerciali, per la massa, perche` abbastanza particolari, ma merita davvero molto piu` successo.
Il mio voto e` un 5 pieno. Compratelo, leggetelo, capitelo, diffondetelo. Io ormai sono in love

mercoledì 2 gennaio 2019

"Il miniaturista" di Jessie Burton - Cosa ne penso?


“Petronella e` una ragazza olandese di 18 anni che giunge ad Amsterdam per andare ad abitare nella casa del ricco commerciante di zucchero Johannes Brandt. Johannes e Nella si sono appena sposati e Nella e` desiderosa di iniziare la sua nuova vita da moglie, preparata in questo dalla ambiziosa madre.
Ma ben presto Nella si scontrera` con la dura realta` di un marito assente e una cognata fredda e altera. Senza un amico, senza davvero essere la padrona della sua casa, Nella si concentra su uno stipetto, regalo di nozze del marito, che rappresenta la loro casa in miniatura. Per arredarla si rivolge quindi a un miniaturista che, rimanendo sempre nell'ombra, non fornisce Nella solo di minuscoli mobili per il suo stipetto, ma di altre miniature che sembrano in qualche modo parlarle della sua vita e di cio` che potrebbe accadere alla sua famiglia, una sorta di misterioso avvertimento contro i misteri e i segreti che si celano dietro le mura della sua casa e che rischiano di mettere in pericolo la vita di tutti.”



Il miniaturista e` un libro pubblicato nel 2014 ma che personalmente ho iniziato a vedere con una certa insistenza solo due anni fa. Di questo romanzo mi ha colpito soprattutto la bellissima copertina e cosi, senza informarmi sulla trama, ho deciso che sarebbe stato mio (aah il potere del marketing…). Finalmente la scorsa estate l'ho scovato in una bancarella di libri usati e l'ho acchiappato al volo ma ho deciso di leggerlo a Dicembre perche` mi sembrava una lettura piu` adatta a questo periodo.

La trama non indicava sicuramente una delle mie solite letture, ma era comunque misteriosa abbastanza da attizzare la mia curiosita`; peccato che nel corso della lettura questa curiosita` si e` attenuata parecchio. Mi spiego meglio.
Questo libro e` incentrato sul mistero: nel momento in cui Nella accetta di sposare Johannes e di entrare in casa sua, la sua vita sara` costellata di segreti, alcuni dei quali verranno a galla (soprattutto quelli che riguardano la sua famiglia). In questo viene aiutata dalla figura del miniaturista, una figura misteriosa che mai si svelera` e che rimane per il lettore la vera incognita, fino alla fine.
Nel momento in cui Nella entra nella famiglia Brandt non viene accolta molto bene. Il marito e` costantemente assente e accetta qualsiasi tipo di incarico per stare lontano da casa sua e dalla sua nuova moglie. I due arrivano anche a non consumare mai il matrimonio perche` Johannes evita qualsiasi tipo di approccio. Nella non puo` neanche trovare un po` di conforto nella cognata perche` anche questa la evita e la tratta in maniera altezzosa e fredda, non lasciandole mai il comando e il controllo della casa. Piano piano pero` Nella inizia a intuire che dietro questi comportamenti distaccati c'e` qualcosa che i fratelli Brandt nascondono; i sussurri, le porte che sbattono in piena notte non fanno altro che aumentare la curiosita` di Nella e la sua convinzione che ci sia sotto qualcosa. E qui entra in scena (si fa per dire) il Miniaturista.
Marin si rende conto che il fratello ignora troppo sua moglie e che questo potrebbe farla sentire sola..e una Nella sola e annoiata significherebbe una Nella ficcanaso. Spinto a fare qualcosa, Johannes torna quindi a casa con un bizzarro dono di nozze: uno stipetto che riproduce fedelmente la loro casa in miniatura, un giocattolo che dovrebbe tenere occupata Nella.
Dopo un primo momento di rifiuto, Nella decide quindi di rivolgersi a un miniaturista per rifornirsi di piccoli mobili per la sua nuova casetta. Da questo momento la vita dei Brandt diventa decisamente piu` movimentata, perche` se lo scopo di questo regalo era quello di tenere Nella occupata, il miniaturista inizia a mandare degli strani messaggi a Nella sotto forma di miniature non richieste che pero` hanno molto a che fare con la vita dei Brandt, fin troppo. Come dei piccoli suggerimenti o ammonimenti che svegliano Nella dal suo torpore e la inducono a capire che c'e` molto che le viene tenuto nascosto.

Tutto questo poteva essere tradotto in un grande libro. Purtroppo a parer mio non e` stato cosi. E` vero che praticamente tutti i segreti dei fratelli Brandt vengono a galla, rivelando a Nella che marito e cognata non sono persone egoiste e cattive, ma sono solo vittime della societa` fortemente bigotta in cui vivono che li costringe a nacondersi e a castrare le loro aspirazioni di vita, i loro desideri e le loro personalita`. Ma uno dei piu` grandi misteri del libro rimane tale fino alla fine, ossia l'identita` del miniaturista. Per essere precisi, l'identita` viene svelata ma non e` per niente soddisfacente. Non ho trovato una vera spiegazione di che tipo di persona sia il miniaturista, delle sue motivazioni e delle sue particolari capacita`. Il miniaturista in qualche modo “vede” la vita di chi si rivolge alla sua professionalita` ma perche` decide di intromettersi nella loro vita? Cosa lo spinge? Perche` si nasconde? Ho fatto congetture, ipotesi, ho una mia idea ma non ho avuto la sensazione di una vera spiegazione. Io apprezzo quando gli scrittori non spiegano tutto al lettore e lasciano un po` di mistero alla libera interpretazione ma questo e` troppo. Non credo che Jessie Burton mi abbia spiegato niente e se l'ha fatto ho la sgradevole sensazione di non aver capito. E` come se la Burton avesse avuto tra le mani tante cose in pentola che poi sono “bruciate”. Tanti buoni ingredienti che poi hanno dato vita a una ricetta insipida. Non si puo` incentrare il romanzo su una tale figura che ha un ruolo chiave nella trama, intitolare perfino il libro con il suo “nome” per poi lasciarla una fiigura evanescente.

Purtoppo non ho apprezzato neanche i personaggi. Il modo in cui i fratelli Brandt hanno dovuto vivere la loro vita per colpa della societa` in cui vivevano e` davvero molto triste e se da una parte ho apprezzato Marin perche` alla fine e` l'unica che ha avuto veramente coraggio e ha fatto tutto quello che era in suo potere, sacrificandosi per il fratello, Johannes non mi e` piaciuto molto; non e` una cattiva persona ma l'ho trovato un po` egoista, talmente preso dai suoi problemi da non accorgersi di cio` che stava facendo alla sorella prima e alla moglie poi. Ma la “peggiore” di tutti e` proprio Petronella, la protagonista. Per quasi tutto il libro e` abbastanza infantile, continua a ribadire il fatto che ha 18 anni, che e` una donna sposata e si indigna quando la trattano da bambina, ma in realta` lo e`. Inoltre e` una grandissima impicciona e non so davvero come abbia fatto Marin a non scoppiare. Finalmente cresce e apre gli occhi ma solo verso la fine, quando e` costretta a capire che per quanto sia stata abbastanza sfigata a finire in quella famiglia, ci sono persone che affrontano problemi molto piu` grossi dei suoi senza fiatare (proprio come Marin).
Per tutto il tempo quindi ho avuto sensazioni sgradevoli che la fine del romanzo non ha fatto altro che confermare. Almeno la lettura e` stata molto scorrevole e per niente pesante.

Mi dispiace bocciare un libro, soprattutto quando avevo tante aspettative e quando al contrario ci sono molte persone che lo hanno apprezzato. Come sempre, questa e` la mia opinione personale, e` il riassunto di quello che questo romanzo ha provocato in me. Il mio voto questa volta e` di un 3/5, un po` rosicchiato perche` non voglio essere troppo cattiva. Magari sono davvero io il problema e seplicemente non ho colto il significato del libro. 

sabato 15 dicembre 2018

"The winter people" di Jennifer McMahon - Cosa ne penso?


“West Hall in Vermont e` sempre stato un posto di strane sparizioni e vecchie leggende. La piu` misteriosa e` quella che riguarda Sara Harrison Shea che, nel 1908 venne trovata morta solo qualche tempo dopo la tragica scomparsa della figlia Gertie.
Ai giorni nostri, la diciannovenne Ruthie vive con la madre e la sorellina in quella stessa casa che un secolo prima e` stata proprio di Sara e un giorno Ruthie torna a casa per scoprire che la madre Alice e` misteriosamente scomparsa. Alla ricerca di indizi che la aiutino a scoprire cosa e` successo, Ruthie trova una copia del diario personale di Sara Harrison Shea nascosto in camera di sua madre. Da qui forse si inizia a capire che i due fatti possono essere collegati in qualche modo e che quelle montagne dietro West Hall possono nascondere terribili segreti.”




The winter people e`un romanzo scritto dall'autrice americana Jennifer McMahon e pubblicato nel 2014, ma io ho iniziato a vederlo in tantissimi profili americani e inglesi poco piu` di un anno fa. Mi ha incuriosito subito perche` veniva definito un horror, un thriller dai risvolti paranormali, un libro in grado di far venire letteralmente i brividi. Ormai e` veramente difficile trovare un horror (che sia un libro o un film) degno del suo nome e di quello che dovrebbe suscitare nel lettore o nello spettatore; la maggior parte delle volte, infatti, possono avere anche una buona idea di base ma risultano poi banali. E quindi un libro che viene descritto in tali toni entusiastici mi ha attirata subito. Anche se ho finito per leggerlo solo adesso :D!

Il libro si sviluppa su due linee temporali: in una ci troviamo nel 1908 con Sara, suo marito Martin e la loro figlia Gertie. Scopriamo che Sara e Martin hanno vissuto piu` volte la tragedia della perdita di un figlio fino all'arrivo della piccola Gertie, con la quale Sara ha un rapporto strettissimo. Il punto di vista di Sara e` presentato in prima persona, attraverso le pagine del suo diario mentre quello di Martin e` in terza persona. I fatti che culminano con la scomparsa di Gertie, il dolore per la perdita e la terribile spiegazione non vengono quindi narrati tutti insieme ma il lettore scopre poco per volta, a mano a mano che procediamo con la lettura del diario di Sara.
Nella seconda linea temporale a noi contemporanea troviamo molte protagoniste come Ruthie, attuale inquilina della casa di Sara e la cui madre scompare misteriosamente, ma abbiano anche Katherine, artista che ha appena perso figlio e marito e la strana Candace. Vite apparentemente slegate tra di loro che invece sono strettamente connesse da un filo che porta direttamente al passato e precisamente al 1908 e a Sara Harrison Shea.
Per quanto la narrazione salti da un protagonista all'altro, da una linea temporale all'altra, la narrazione non risulta mai confusionaria, non si ha l'impressione di perdersi dei dettagli importanti o di confondersi. In questo l'autrice e` stata brava, narrando e spiegando i fatti poco per volta, lasciando il tempo al lettore di fare i collegamenti e di dire :”Ma certo! Ora ha senso!”.
Tra i vari personaggi interessanti, la piu` misteriosa rimane Auntie, una donna di origini indiane, ritenuta dalla gente del posto una strega, seconda madre e mentore per Sara ma che viene allontanata dopo che la gente del villaggio scopre che e` pure l'amante del padre vedovo. Auntie e` una figura misteriosa, di cui abbiamo una descrizione solo dai ricordi di Sara e il cui ruolo (fondamentale) sara` spiegato, come sempre con i dovuti tempi, quando la storia e il lettore saranno pronti.
I colpi di scena ci sono, sono tanti e mi sono piaciuti tutti! Alcuni prevedibili, altri meno, ma tutti intelligenti e con un senso all'interno della storia.

Uno dei temi principali di questo libro, oltre al fattore “storia da brividi”, e` il lutto e in particolare come una persona puo` affrontarlo, cosa puo` arrivare a fare spinta dal dolore e cosa e` disposta a fare pur di rivedere chi ha perso anche solo una volta. Il lettore si rende conto che i personaggi possono commettere degli atti decisamente poco felici ma e` difficile giudicarli perche` il lutto e la sensazione che questo porta travolgono il lettore stesso. E inoltre senza queste decisioni decisamente e eticamente sbagliate, l'intera trama e di conseguenza il libro non esisterebbero. Per questo tema, The winter people mi ha ricordato molto Pet Sematary di Stephen King. Per quanto non me la senta di paragonare la McMahon a King ne` la trama di questo libro con quello dello zio Steve le atmosfere e il tema del lutto sono affrontati in maniera simile. In tutti e due i libri, in fondo, abbiamo chi va via e chi resta, e chi resta sceglie modi molto particolari per affrontare la perdita.

Questo libro non e` ancora uscito in Italia, quindi ho letto l'edizione americana. E` semplice? E` comprensibile? Premettendo che ovviamente, per leggere un romanzo in inglese bisogna avere basi quantomeno accettabili, il fatto che un libro sia scritto in inglese “moderno” non e` sempre sinonimo di semplicita`. Ora, io l'inglese lo conosco bene ma non ho piu` avuto occasione di praticarlo per piu` di tre anni, quindi e` un po` arruginito. In questi tre anni ho letto qualche libro in inglese ma mi accorgevo che, benche` li capissi, la lettura era a volte un po` ostica e quindi piu` lenta rispetto alla lettura in italiano. Con questo libro non e` avvenuto neanche una volta. Oltre a essere scritto in un inglese molto semplice, le frasi sono brevi, concise ma non sono mai banali e per questo la lettura e` davvero molto scorrevole.

Mi sento di promuovere praticamente tutto di questo romanzo, che ha soddisfatto ampiamente le mie aspettative! Il romanzo e` avvincente, si legge davvero tutto d'un fiato, non riuscivo a staccarmi e a chiuderlo, tanto che lo considero uno dei libri piu` belli letti di tutto il 2018! Il mio voto e` 5/5!