sabato 15 dicembre 2018

"The winter people" di Jennifer McMahon - Cosa ne penso?


“West Hall in Vermont e` sempre stato un posto di strane sparizioni e vecchie leggende. La piu` misteriosa e` quella che riguarda Sara Harrison Shea che, nel 1908 venne trovata morta solo qualche tempo dopo la tragica scomparsa della figlia Gertie.
Ai giorni nostri, la diciannovenne Ruthie vive con la madre e la sorellina in quella stessa casa che un secolo prima e` stata proprio di Sara e un giorno Ruthie torna a casa per scoprire che la madre Alice e` misteriosamente scomparsa. Alla ricerca di indizi che la aiutino a scoprire cosa e` successo, Ruthie trova una copia del diario personale di Sara Harrison Shea nascosto in camera di sua madre. Da qui forse si inizia a capire che i due fatti possono essere collegati in qualche modo e che quelle montagne dietro West Hall possono nascondere terribili segreti.”




The winter people e`un romanzo scritto dall'autrice americana Jennifer McMahon e pubblicato nel 2014, ma io ho iniziato a vederlo in tantissimi profili americani e inglesi poco piu` di un anno fa. Mi ha incuriosito subito perche` veniva definito un horror, un thriller dai risvolti paranormali, un libro in grado di far venire letteralmente i brividi. Ormai e` veramente difficile trovare un horror (che sia un libro o un film) degno del suo nome e di quello che dovrebbe suscitare nel lettore o nello spettatore; la maggior parte delle volte, infatti, possono avere anche una buona idea di base ma risultano poi banali. E quindi un libro che viene descritto in tali toni entusiastici mi ha attirata subito. Anche se ho finito per leggerlo solo adesso :D!

Il libro si sviluppa su due linee temporali: in una ci troviamo nel 1908 con Sara, suo marito Martin e la loro figlia Gertie. Scopriamo che Sara e Martin hanno vissuto piu` volte la tragedia della perdita di un figlio fino all'arrivo della piccola Gertie, con la quale Sara ha un rapporto strettissimo. Il punto di vista di Sara e` presentato in prima persona, attraverso le pagine del suo diario mentre quello di Martin e` in terza persona. I fatti che culminano con la scomparsa di Gertie, il dolore per la perdita e la terribile spiegazione non vengono quindi narrati tutti insieme ma il lettore scopre poco per volta, a mano a mano che procediamo con la lettura del diario di Sara.
Nella seconda linea temporale a noi contemporanea troviamo molte protagoniste come Ruthie, attuale inquilina della casa di Sara e la cui madre scompare misteriosamente, ma abbiano anche Katherine, artista che ha appena perso figlio e marito e la strana Candace. Vite apparentemente slegate tra di loro che invece sono strettamente connesse da un filo che porta direttamente al passato e precisamente al 1908 e a Sara Harrison Shea.
Per quanto la narrazione salti da un protagonista all'altro, da una linea temporale all'altra, la narrazione non risulta mai confusionaria, non si ha l'impressione di perdersi dei dettagli importanti o di confondersi. In questo l'autrice e` stata brava, narrando e spiegando i fatti poco per volta, lasciando il tempo al lettore di fare i collegamenti e di dire :”Ma certo! Ora ha senso!”.
Tra i vari personaggi interessanti, la piu` misteriosa rimane Auntie, una donna di origini indiane, ritenuta dalla gente del posto una strega, seconda madre e mentore per Sara ma che viene allontanata dopo che la gente del villaggio scopre che e` pure l'amante del padre vedovo. Auntie e` una figura misteriosa, di cui abbiamo una descrizione solo dai ricordi di Sara e il cui ruolo (fondamentale) sara` spiegato, come sempre con i dovuti tempi, quando la storia e il lettore saranno pronti.
I colpi di scena ci sono, sono tanti e mi sono piaciuti tutti! Alcuni prevedibili, altri meno, ma tutti intelligenti e con un senso all'interno della storia.

Uno dei temi principali di questo libro, oltre al fattore “storia da brividi”, e` il lutto e in particolare come una persona puo` affrontarlo, cosa puo` arrivare a fare spinta dal dolore e cosa e` disposta a fare pur di rivedere chi ha perso anche solo una volta. Il lettore si rende conto che i personaggi possono commettere degli atti decisamente poco felici ma e` difficile giudicarli perche` il lutto e la sensazione che questo porta travolgono il lettore stesso. E inoltre senza queste decisioni decisamente e eticamente sbagliate, l'intera trama e di conseguenza il libro non esisterebbero. Per questo tema, The winter people mi ha ricordato molto Pet Sematary di Stephen King. Per quanto non me la senta di paragonare la McMahon a King ne` la trama di questo libro con quello dello zio Steve le atmosfere e il tema del lutto sono affrontati in maniera simile. In tutti e due i libri, in fondo, abbiamo chi va via e chi resta, e chi resta sceglie modi molto particolari per affrontare la perdita.

Questo libro non e` ancora uscito in Italia, quindi ho letto l'edizione americana. E` semplice? E` comprensibile? Premettendo che ovviamente, per leggere un romanzo in inglese bisogna avere basi quantomeno accettabili, il fatto che un libro sia scritto in inglese “moderno” non e` sempre sinonimo di semplicita`. Ora, io l'inglese lo conosco bene ma non ho piu` avuto occasione di praticarlo per piu` di tre anni, quindi e` un po` arruginito. In questi tre anni ho letto qualche libro in inglese ma mi accorgevo che, benche` li capissi, la lettura era a volte un po` ostica e quindi piu` lenta rispetto alla lettura in italiano. Con questo libro non e` avvenuto neanche una volta. Oltre a essere scritto in un inglese molto semplice, le frasi sono brevi, concise ma non sono mai banali e per questo la lettura e` davvero molto scorrevole.

Mi sento di promuovere praticamente tutto di questo romanzo, che ha soddisfatto ampiamente le mie aspettative! Il romanzo e` avvincente, si legge davvero tutto d'un fiato, non riuscivo a staccarmi e a chiuderlo, tanto che lo considero uno dei libri piu` belli letti di tutto il 2018! Il mio voto e` 5/5!

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