martedì 20 marzo 2018

"Il nome della rosa" di Umberto Eco - Cosa ne penso?


“Il vecchio monaco Adso da Melk, ormai prossimo alla morte, decide di raccontarci un episodio molto importante della sua vita, accaduto quando era solo un giovane novizio. Nel 1327 accompagno` il frate Guglielmo da Baskerville presso un'importante abbazia del Nord Italia, dove aveva il compito di condurre una complessa e delicata missione diplomatica. Al loro arrivo, pero`, iniziano a verificarsi una serie di misteriosi delitti tra i monaci e quindi l'Abate, conoscendo la grande intelligenza e astuzia di Guglielmo, lo prega di condurre le indagini per scoprire l'assassino prima che arrivi la delegazione papale. Guglielmo e Adso si ritroveranno ad affrontare un mistero ben piu` complicato, che coinvolge la grande Biblioteca dell'Abbazia, cosi` complessa da sembrare un labirinto che nasconde pericolosi segreti.”



Ho sempre provato un certo timore nei confronti di questo libro e solo quest'anno mi sono “fatta coraggio” e l'ho preso in mano. Sapevo che Il nome della rosa e` un signor libro, scritto da una mente brillante, Umberto Eco; se da una parte e` pluripremiato e acclamato dalla critica, infatti, dall'altra spesso il grande pubblico non ne parla benissimo. O per essere piu` precisi, nessuno dice che e` un brutto romanzo ma tutti me l'hanno sempre descritto come un mattone noioso e pesantissimo.
Ecco quindi che l'ho iniziato con un po` di diffidenza ma anche con tanta curiosita`, perche` comunque e` un romanzo storico e giallo insieme, e io ci vado a nozze!

Cosa dire adesso che l'ho terminato? Che in parte la gente ha ragione. Il nome della rosa e` un libro complesso. Ci sono due storie parallele in questo libro. Da una parte abbiamo la famosa missione diplomatica per cui Guglielmo e` stato mandato all'Abbazia; la riunione tra la delegazione papale e i rappresentanti dei fraticelli, una riunione che ufficialmente dovrebbe servire per portare un po` di pace e mettere fine alla spaccatura tra i due gruppi ma che in realta` e` una farsa e serve solo per cercare di sottomettere il secondo gruppo al volere del Papa. E` qui che il romanzo diventa difficile da comprendere o comunque da digerire. Grazie a questa riunione e alle discussioni che ne seguono, i nostri protagonisti (primo fra tutti il narratore, Adso), viene fatta un'analisi dettagliata della situazione politica e religiosa dell'Europa del 1300: il papa ad Avignone, le lotte tra Papa e imperatore, quelle tra il ricchissimo e poco spirituale Papa e chi invece vorrebbe un ritorno della Chiesa alla poverta` cosi come predicato da san Francesco; abbiamo le accuse di eresia, l'Inquisizione, le torture, i processi farsa, i roghi e tante (tantissime!) discussioni di natura filosofica e teologica. Sono parti a parer mio veramente interessanti ma per le quali bisogna prestare molta attenzione. A me piacciono molto ma capisco chi le ha trovate noiose.
E` in questi punti che esce fuori l'Umberto Eco filosofo e esperto di cultura medievale. Davvero affascinante.

Dall'altra parte abbiamo invece i delitti che coinvolgono i monaci subito dopo l'arrivo di Guglielmo e Adso all'abbazia. Qui siamo davanti a un giallo vero e proprio, con misteri che invece di risolversi si fanno a ogni pagina piu` fitti. E` anche la parte piu` divertente, dove Eco sfoggia anche molta ironia. Guglielmo e Adso sono gli Sherlock Holmes e Watson del medioevo. Guglielmo e` abile, intelligente, un grande osservatore e queste caratteristiche gli permettono di cogliere certi dettagli che a tutti gli altri sfuggono; e Guglielmo sa benissimo di essere bravo e se ne compiace, e ci rimane malissimo quando una sua ipotesi si rivela errata e fa (secondo lui) una brutta figura. E` bravo e orgoglioso di mettere in mostra questa bravura.
Adso invece e` l'aiutante che cerca in tutti modi di stare al passo del suo maestro, imparando tanto ma anche fallendo miseramente. Anche la parte “gialla” di questo romanzo e` molto intrigante. E se forse a un certo punto la scoperta del colpevole di tali delitti puo` non aver sorpreso tutti i lettori, il movente no dai, non ci credo che qualcuno puo` averlo capito in anticipo. Perche` e` talmente assurdo, soprattutto per un lettore moderno, che non si puo` intuire. Guglielmo ce lo deve per forza spiegare.

Forse un'altra cosa che puo` rendere ostica la lettura e` il fatto che il libro e` pieno di frasi intere in latino, soprattutto durante le conversazioni dei protagonisti. E` naturale per loro, sono monaci, con una grande cultura, addetti a una Biblioteca enorme e famosa e per loro e` la lingua comune. Avrei pero` gradito qualche nota a pie` di pagina con una traduzione pero` perche` i miei ricordi scolastici di latino sono ormai scarsi e capivo molto molto poco. La mia e` una delle prime edizioni, mentre so che nel 2012 e` stata pubblicata una nuova edizione dove Eco stesso ha apportato delle modifiche anche per quanto riguarda il latino. Non so se nella nuova edizione ci sono delle note, spero di si.

Riassumendo: e` pesante come dicono? Piu` che pesante e` un pochino tosto. Noioso? Per me per niente, ma ci sono delle parti che oggettivamente rallentano la lettura e la rendono ostica. Sono pero` rimasta veramente soddisfatta di questa lettura. Un romanzo che vorrei definire eccellente, curato nei minimi dettagli. Non posso non dargli un voto pieno, io l'ho amato! Voto 5/5.


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