martedì 20 marzo 2018

"Il nome della rosa" di Umberto Eco - Cosa ne penso?


“Il vecchio monaco Adso da Melk, ormai prossimo alla morte, decide di raccontarci un episodio molto importante della sua vita, accaduto quando era solo un giovane novizio. Nel 1327 accompagno` il frate Guglielmo da Baskerville presso un'importante abbazia del Nord Italia, dove aveva il compito di condurre una complessa e delicata missione diplomatica. Al loro arrivo, pero`, iniziano a verificarsi una serie di misteriosi delitti tra i monaci e quindi l'Abate, conoscendo la grande intelligenza e astuzia di Guglielmo, lo prega di condurre le indagini per scoprire l'assassino prima che arrivi la delegazione papale. Guglielmo e Adso si ritroveranno ad affrontare un mistero ben piu` complicato, che coinvolge la grande Biblioteca dell'Abbazia, cosi` complessa da sembrare un labirinto che nasconde pericolosi segreti.”



Ho sempre provato un certo timore nei confronti di questo libro e solo quest'anno mi sono “fatta coraggio” e l'ho preso in mano. Sapevo che Il nome della rosa e` un signor libro, scritto da una mente brillante, Umberto Eco; se da una parte e` pluripremiato e acclamato dalla critica, infatti, dall'altra spesso il grande pubblico non ne parla benissimo. O per essere piu` precisi, nessuno dice che e` un brutto romanzo ma tutti me l'hanno sempre descritto come un mattone noioso e pesantissimo.
Ecco quindi che l'ho iniziato con un po` di diffidenza ma anche con tanta curiosita`, perche` comunque e` un romanzo storico e giallo insieme, e io ci vado a nozze!

Cosa dire adesso che l'ho terminato? Che in parte la gente ha ragione. Il nome della rosa e` un libro complesso. Ci sono due storie parallele in questo libro. Da una parte abbiamo la famosa missione diplomatica per cui Guglielmo e` stato mandato all'Abbazia; la riunione tra la delegazione papale e i rappresentanti dei fraticelli, una riunione che ufficialmente dovrebbe servire per portare un po` di pace e mettere fine alla spaccatura tra i due gruppi ma che in realta` e` una farsa e serve solo per cercare di sottomettere il secondo gruppo al volere del Papa. E` qui che il romanzo diventa difficile da comprendere o comunque da digerire. Grazie a questa riunione e alle discussioni che ne seguono, i nostri protagonisti (primo fra tutti il narratore, Adso), viene fatta un'analisi dettagliata della situazione politica e religiosa dell'Europa del 1300: il papa ad Avignone, le lotte tra Papa e imperatore, quelle tra il ricchissimo e poco spirituale Papa e chi invece vorrebbe un ritorno della Chiesa alla poverta` cosi come predicato da san Francesco; abbiamo le accuse di eresia, l'Inquisizione, le torture, i processi farsa, i roghi e tante (tantissime!) discussioni di natura filosofica e teologica. Sono parti a parer mio veramente interessanti ma per le quali bisogna prestare molta attenzione. A me piacciono molto ma capisco chi le ha trovate noiose.
E` in questi punti che esce fuori l'Umberto Eco filosofo e esperto di cultura medievale. Davvero affascinante.

Dall'altra parte abbiamo invece i delitti che coinvolgono i monaci subito dopo l'arrivo di Guglielmo e Adso all'abbazia. Qui siamo davanti a un giallo vero e proprio, con misteri che invece di risolversi si fanno a ogni pagina piu` fitti. E` anche la parte piu` divertente, dove Eco sfoggia anche molta ironia. Guglielmo e Adso sono gli Sherlock Holmes e Watson del medioevo. Guglielmo e` abile, intelligente, un grande osservatore e queste caratteristiche gli permettono di cogliere certi dettagli che a tutti gli altri sfuggono; e Guglielmo sa benissimo di essere bravo e se ne compiace, e ci rimane malissimo quando una sua ipotesi si rivela errata e fa (secondo lui) una brutta figura. E` bravo e orgoglioso di mettere in mostra questa bravura.
Adso invece e` l'aiutante che cerca in tutti modi di stare al passo del suo maestro, imparando tanto ma anche fallendo miseramente. Anche la parte “gialla” di questo romanzo e` molto intrigante. E se forse a un certo punto la scoperta del colpevole di tali delitti puo` non aver sorpreso tutti i lettori, il movente no dai, non ci credo che qualcuno puo` averlo capito in anticipo. Perche` e` talmente assurdo, soprattutto per un lettore moderno, che non si puo` intuire. Guglielmo ce lo deve per forza spiegare.

Forse un'altra cosa che puo` rendere ostica la lettura e` il fatto che il libro e` pieno di frasi intere in latino, soprattutto durante le conversazioni dei protagonisti. E` naturale per loro, sono monaci, con una grande cultura, addetti a una Biblioteca enorme e famosa e per loro e` la lingua comune. Avrei pero` gradito qualche nota a pie` di pagina con una traduzione pero` perche` i miei ricordi scolastici di latino sono ormai scarsi e capivo molto molto poco. La mia e` una delle prime edizioni, mentre so che nel 2012 e` stata pubblicata una nuova edizione dove Eco stesso ha apportato delle modifiche anche per quanto riguarda il latino. Non so se nella nuova edizione ci sono delle note, spero di si.

Riassumendo: e` pesante come dicono? Piu` che pesante e` un pochino tosto. Noioso? Per me per niente, ma ci sono delle parti che oggettivamente rallentano la lettura e la rendono ostica. Sono pero` rimasta veramente soddisfatta di questa lettura. Un romanzo che vorrei definire eccellente, curato nei minimi dettagli. Non posso non dargli un voto pieno, io l'ho amato! Voto 5/5.


sabato 10 marzo 2018

"The beyond experience" di Michael Reid Jr. - Cosa ne penso?


“Dopo la tragica morte della sua fidanzata e collega, il Dr. Ethan Lewis decide di portare avanti da solo la ricerca per una cura contro una delle malattie piu` frequenti degli ultimi tempi, la depressione e l'ansia; lui e` stato il primo a provare questo nuovo trattamento, ideato proprio dalla fidanzata e ora Lewis e` arrivato a un punto in cui la cura ha finalmente successo. Ma non e` tutto. Durante una seduta di trattamento con una paziente, lui e il suo assistente Kyle scoprono che la paziente parla e si muove...ma stando agli strumenti che monitorano la donna, la sua attivita` cerebrale e` completamente piatta. Al suo risveglio la donna racconta una cosa incredibile.
Sembra infatti che questa cura possa essere una sorta di passaggio per arrivare all'altro mondo, per parlare con i propri cari scomparsi. Lewis potrebbe avere tra le mani la risposta a una delle domande piu` antiche del genere umano; una cosa meravigliosa che pero`, nelle mani sbagliate, potrebbe rivelarsi una bomba pronta a fare molte vittime.”



The beyond experience e` un libro scritto da Michael Reid Jr. che per il momento esiste solo in lingua inglese. Non sono riuscita a trovare notizie su una possibile traduzione italiana, ma la versione inglese, se lo masticate un pochino, e` abbastanza semplice e scorrevole da leggere. Le parti un po` piu` pesantine (perche` ce ne sono) sono altre e a breve ve le raccontero`.

The beyond experience e` un libro di fantascienza, in cui i protagonisti sono tutti scienziati che fanno una scoperta dall'importanza enorme. Nonostante sia un libro di fantascienza, devo dire che i fatti e gli esperimenti descritti, non sono poi tanto fantascientifici. Sono descritti veramente bene e in maniera piu` che plausibile, tanto che mi sono chiesta piu` volte se lo scrittore fosse del settore. Ebbene si, Michael Reid Jr e` uno scienziato con tanto di dottorato; ecco perche` descrive la vita e il mondo del ricercatore cosi bene! Un mondo che fino a un paio di anni fa era anche il mio, percio` mi sono trovata molto bene a leggere quei passi. Sono pero` questi i punti pesantucci che dicevo prima; se infatti per me non e` stato difficile capire e immedesimarmi nello scienziato, forse per un lettore che nella vita fa tutt'altro potrebbe risultare un pochino noioso. Anche perche` Reid e` uno a cui piace particolarmente la descrizione minuziosa. Di tutto! Degli esperimenti, dei paesaggi, delle situazioni e delle emozioni dei protagonisti. E quando dico minuziosamente, intendo taaaaato!
Credo infatti che il libro avrebbe potuto tranquillamente avere un centinaio di pagine in meno senza far perdere l'interesse del lettore. Piu` volte infatti ho desiderato che “tagliasse corto”.

Se pero` da una parte, queste descrizioni sono un pochino ridondanti, dall'altra ci permettono di conoscere a fondo i protagonisti, che sono stati caratterizzati molto bene. Si empatizza con loro e con la loro storia.
Una cosa che ho apprezzato molto e` il fatto che finalmente lo scienziato in questo libro non equivale a un mostro egoista ed egocentrico che gioca a fare Dio e pensa solo ai soldi. Troppo spesso nei film e nei libri i camici bianchi vengono dipinti in questo modo, e lo trovo abbastanza fastidioso. Le mele marce ci sono in ogni ambito, ma vi posso assicurare che la maggior parte di noi e` perfettamente umano, ha di sentimenti, ha un'etica professionale e udite udite, lavora per amore della scienza. Lewis, Kyle e tutto il loro gruppo fanno parte di questa categoria. Purtroppo scoprono qualcosa che finendo nelle mani sbagliate potrebbe provocare grandi casini.

Si, ma cos'e` questa cosa? Lewis e Kyle scoprono il modo per raggiungere l'aldila`, o almeno cosi pare. Capite ora perche` la loro scoperta e` una bomba? In questo libro si parla di una delle piu` grandi domande della storia dell'umanita`: c'e` vita dopo la morte? Possiamo ancora parlare con i nostri cari? E per ultimo...esiste Dio?
Reid affronta tutti questi temi senza mai cadere nel banale. E soprattutto, pur non essendo una persona religiosa, ho apprezzato il fatto che l'autore non ha mai messo in contrapposizione la religione alla scienza. Spesso si pensa che l'una debba per forza escludere l'altra. Reid ci mostra, in maniera ragionevole, che non per forza deve essere cosi.

The beyond experience vi fara` pensare tanto, tantissimo. Anche se in alcuni momenti e` stato un po` difficile andare avanti con la lettura con costanza, ho trovato questo libro molto bello, ben scritto. I temi sempre cosi` discussi, sono stati affrontati in maniera intelligente e mai banale. Davvero davvero carino.
Lo consiglio? Decisamente si. Voto 4/5!





martedì 27 febbraio 2018

La libreria allegra segnala: "Tutti i condomini hanno i loro piccoli segreti” di Federica Rubini


Oggi post un pochino diverso dal solito. Sto infatti per fare la segnalazione di un thriller, scritto da Federica Rubini, dalla trama decisamente intrigante!
Raramente faccio delle segnalazioni di libri perche` preferisco leggere un libro prima di parlarne, pero` purtroppo in questo periodo non ho la possibilita` di leggere altro. Ma dopo aver letto la sinossi, le mie antenne si sono drizzate dalla curiosita` e credo proprio che lo mettero` in wishlist!
Vi lascio quindi qualche informazione su come, dove e quando potete trovare questo libro e su come contattare l'autrice se avete qualche ulteriore curiosita` :)




Trama:
Sabrina decide di trasferirsi in una nuova casa in cui anni prima si era verificato un omicidio; subito viene messa al corrente del coprifuoco che vige in quel palazzo: alle 22.00 tutti devono essere in casa. Sabrina non riesce a capire questa strana usanza e nemmeno perché i suoi vicini mettono del cibo sui pianerottoli.

Prezzo:
Tutti i condomini hanno i loro piccoli segreti” è acquistabile solo su Amazon al prezzo di 1,50 €

Potete trovare Federica su:


Instagram: rubinifederica

Piccola Curiosita`:
Come è nato “Tutti i condomini hanno i loro piccoli segreti”?
L’idea che ha dato vita a “Tutti i condomini hanno i loro piccoli segreti” nasce una sera ad un aperitivo: i partecipanti ad un corso di scrittura creativa erano riuniti al tavolino di un bar, tra loro c’ero anche io (Federica Rubini). Una nostra compagnia di corso inizia a raccontare la storia della casa in cui abita: tra quelle mura c’era stato un caso di cronaca nera. Da quel racconto è nato “Tutti i condomini hanno i loro piccoli segreti”. La mia compagna di corso ha letto il mio racconto e subito è andata ad accertarsi che non ci fossero buchi nei muri.

Beh, che ne pensate?? Give it a chance!


giovedì 22 febbraio 2018

"Ines dell'anima mia" di Isabel Allende - Cosa ne penso?


“Ines Suarez nasce all'inizio del '500 in Spagna, figlia di un modesto artigianodi Plasencia, piccolo paese dell'Estremadura. Dotata di un forte temperamento che male si addice alla condizione femminile sottomessa all'autorita` del clero e del maschio. Ines sposa, contro la volonta` della famiglia, Juan de Malaga, che presto la abbandona per cercare fortuna nel Nuovo Mondo. La giovane non si da per vinta e con i solid guadagnati cucinando e ricamando, si imbarca anche lei per quelle terre lontane. Li, non trovera` mai suo marito ma un destino molto piu` grande la attende. Da semplice sartina di provincia, Ines Suarez e` destinata a essere una delle fondatrici del Cile e la sua governatrice. In questo libro viene raccontata la storia di una delle donne piu` importanti e allostesso dimenticate della storia.”




Nonostante la Allende scriva libri che non rispecchiano per niente i genere di libri che io apprezzo, la trovo una scrittrice meravigliosa.
In questo libro la Allende vuole rendere giustizia e celebrare dona Ines Suarez, la fondatrice del Cile (mica niente), una delle donne con piu` potere, astuzia e intelligenza che siano mai esistite ma che allo stesso tempo viene citata pochissime volte, in favore dei suoi colleghi maschili. Lo fa in modo che sia Ines stessa a raccontarci la storia della sua vita. La narratrice e` infatti una Ines ormai settantenne, che sente prossima la morte e che per questo motivo vuole lasciare ai posteri la sua versione della storia. Gia ai suoi tempi, infatti, nonostante lei abbia avuto un ruolo non solo importante, ma fondamentale per la conquista del Cile, i suoi contemporanei stanno gia procedendo a relegarla in un angolino, come se non avesse fatto niente di cosi importante, al contrario degli uomini. Lei vuole far sentire la sua voce e quindi, nonostante il cuore le stia per cedere e senta e veda gia` gli spettri delle persone care gia` morte che la attendono, decide di mettersi a scrivere le sue memorie.

L'inizio del libro, dopo tutte queste premesse, mi ha entusiasmato parecchio, ma a un certo punto Ines si perde a descrivere la vita di altri personaggi, come Pedro de Valdivia, che sicuramente hanno un ruolo piu` che fondamentale in questa storia ma che hanno spostato la mia attenzione da lei. Questa cosa succede spesso nella narrazione e per un po` mi ha infastidita; poi ho pensato che la Allende ha immaginato la storia raccontata da un'anziana ed e` normale che gli anziani a volte si perdano un pochino in dettagli, inizino a divagare o a ripetere le cose piu` volte. Alla fine non ho piu` trovato questa cosa irritante ma ha iniziato a farmi tenerezza e a rendere la narrazione piu` “verosimile”.
Il racconto della vita di Ines e` incredibile, non conoscevo la storia di questa donna cosi forte. Ha ovviamente i suoi difetti, non e` perfetta, ma quanto mi piacerebbe assomigliarle almeno nella forza e nella tenacia. In altro forse no, perche` nonostante sia una donna che sicuramente e` andata contro tante cose (e nel suo tempo per una donna era impensabile), di base anche la sua mentalita` e` un pohino maschilista. E` anche normale che sia cosi, stiamo parlando del '500.

Ho trovato anche di grande impatto tutto il contesto in cui la storia si svolge. La Allende, attraverso la voce di Ines, ci racconta benissimo cosa hanno voluto dire le “conquiste” spagnole in terra americana. Se istintivamente siamo anche portati a tifare per gli spagnoli, poi ci si rende conto che in realta` i cattivi sono proprio loro. Piu` volte viene sottolineato il fatto che in fondo i terribili indigeni non stanno facendo altro che reagire a uno straniero che di punto in bianco arriva, pianta una bandiera e pretende che gli indigeni che di diritto abitano quelle terre gli consegnino terre, oro e persino persone; che siano felici di perdere la liberta` e accettino di buon grado di andare a fare lo schiavo, che accettino le violenze atroci in nome di un dio e di un sovrano che non conoscono. Tutto regolare. Gli Europei sono stati parecchio crudeli e arroganti, e soprattutto di memoria corta visto che, per quanto riguarda gli spagnoli, avevano vissuto qualcosa di molto simile a cio che hanno poi imposto nel Nuovo Mondo, quando c'e` stata l'invasione e la conquista da parte dei Mori.

Ma qual'e` il ruolo di Ines in tutto questo? Sapete quando si dice che dietro a un grande uomo c'e` sicuramente una grande donna? Ecco. Se gli uomini andavano in battaglia, conquistavano, ammazzavano e cercavano oro, Ines era li a fondare citta`, organizzarle, dare da mangiare alla popolazione, curarla, farle da madre, dare consigli di guerra.
Ines ci racconta anche dei suoi grandi amori che alla fine sono stati tre. Di questi tre pero` solo l'ultimo posso dire che e` un uomo degno di questo nome. Nessuno fino a Rodrigo le da il rispetto che merita, anzi. Ines viene parecchio maltrattata, ignorata e data per scontata. Forse e` anche questo che non mi e` piaciuto molto. Da una donna di tale forza mi aspetto che non accetti tali comportamenti e soprusi e invece proprio nel privato accetta sempre le delusioni da parte di questi omuncoli, in alcuni momenti perfino giustificandoli. Per molti aspetti Ines era avanti anni luce rispetto alle sue contemporanee ma per altri...insomma…

In alcuni punti ammetto di essermi annoiata un pochino, ma in generale il libro mi e` piaciuto molto. Ho adorato la forza di questa donna. Chissa` quante altre donne sono state protagoniste, hanno contribuito a fare la storia ma poi sono state simpaticamente omesse e dimenticate. Per questo motivo ho apprezzato parecchio il progetto della Allende e Ines sara` un'altra protagonista femminile della quale mi ricordero` spesso in futuro.
Il mio voto per questo libro e` 4/5!!

domenica 18 febbraio 2018

"Le notti di Salem" di Stephen King - Cosa ne penso?


“Da sempre a Marsten House, la maledetta dimora di 'salem's Lot, accadono cose strane e continuano ad accaderne, in particolare da quando due uomini misteriosi si sono stabiiti in quella casa, disabitata da anni. Ben Mears, lo scrittore tornato a 'salem's Lot per cancellare gli incubi dell'infanzia, si trovera` a fronteggiare altri orrori. Orrori tali da gelare il sangue nelle vene.”




Prima di cominciare a parlare del libro, vorrei ribadire un'altra volta una cosa, ne sento il bisogno. Le mie non sono delle vere e proprie recensioni, perche` per quelle c'e` gente piu` capace e preparata di me. I miei sono commenti, opinioni personali in cui parlo principalmente di cosa il libro ha suscitato in me. Se meraviglia, orrore o indifferenza. Questo per dire che sto per dare un brutto voto (da prof ci sto prendendo gusto :D) a un libro decisamente osannato. Succede.

Ecco, io da Le notti di Salem sono rimasta delusa. Forse e` colpa mia che mi aspettavo grandi cose, ma in effetti questo e` uno dei libri piu` apprezzati di Stephen King. E` stato scritto nel pieno della sua giovinezza, dello scoppio del suo talento e come tale e` acclamato da tutti. Purtroppo a me non e` piaciuto molto. Il problema e` che non riesco a capire esattamente cosa sia andato storto tra me e e lui, perche` alcuno cose le ho apprezzate, non lo boccio in pieno.

Cosa mi e` piaciuto? Ho apprezzato moltissimo lo stile di scrittura. E` King al 100% ma non quello un po` troppo “slang e splatter”. Sono molto belle le parti, soprattutto all'inizio dei capitoli, in cui viene descritta la vita in un tipico piccolo paese del Maine o del New England. Sono cose che King puo` descrivere in maniera impeccabile, grazie al dono per le parole con cui e` nato e al fatto che lui in questi posti ci vive da una vita intera. Creano l'atmosfera e ti catapultano a Gerusalem's Lot.
Sono decisamente belle e inquietanti le scene horror. Una delle mie paranoie piu` grandi da piccola era quella di trovare qualcuno fuori dalla finestra, in piena notte, che mi chiede di entrare...al secondo piano… Forse piu` del classico mostro nell'armadio. Da piccola Dracula era il mio babau.
Decisamente apprezzati, quindi, anche i villain di questa storia, i vampiri. Crudeli, famelici e demoniaci come piacciono a me!

Al contrario, invece, non mi e` piaciuto nessuno dei protagonisti buoni, quelli per cui si dovrebbe fare il tifo. E` forse questo che mi ha deluso di piu`. E` importante per un lettore provare una qualche forma di “sentimento” per il protagonista (o per alcuni di essi); che sia simpatia, affetto o anche odio, ma qualcosa devono suscitare. Invece qui tutti, da Ben, al professor Matt (il Van Helsing della storia), a Susan (insignificante) fino al piccolo Mark. Nessuno di loro purtoppo mi ha colpito, mi ha fatto sperare che vincessero o perlomeno che sopravvivessero. Non me ne importava nulla. Ho letto la storia con curiosita` e nient'altro.
Quindi, mi dispiace parecchio per Steve, ma il mio voto per Le notti di Salem e` 3.5/5.
Ora vorrei tanto sapere, e` successo solo a me? C'e` qualcosa in questo libro, e soprattutto nei suoi protagonisti, che io non ho saputo cogliere? Oppure c'e` qualcuno la fuori che e` d'accordo con me? Andiamo, non siate timidi :D


lunedì 12 febbraio 2018

"Uomini che odiano le donne, Millennium 1 " di Stieg Larsson - Cosa ne penso?


“Sono passati molti anni da quando Harriet, nipote prediletta del potente industriale Henrik Vanger, e` scomparsa senza lasciare traccia. Da allora, ogni anno l'invio di un dono anonimo riapre la vicenda, un rito che si ripete puntuale e risveglia l'inquietudine di un enigma mai risolto. Ormai molto vecchio, Henrik Vanger decide di tentare per l'ultima volta di fare luce sul mistero che ha segnato tutta la sua vita.
L'incarico di cercare la verita` e` affidato a Mikael Blomkvist: quarantenne di gran successo che guida la rivista Millennium, specializzata in reportage di denuncia sulla corruzione e glli affari loschi del mondo imprenditoriale. Sulle coste del Mar Baltico, con l'aiuto di Lisbeth Salander, giovane e abilissima hacker, Blomkvist indaga a fondo la storia della famiglia Vanger. E piu` scava, piu` le scoperte sono spaventose.”



Stieg Larsson scrisse una trilogia, di cui Uomini che odiano le donne e` il primo volume. Poi, purtroppo, nel 2004 scomparve prematuramente. Non ha mai potuto vedere quindi, quanto le sue opere, pubblicate tutte postume, abbiano avuto un successo planetario. Ricordo perfettamente quando questo primo volume usci`. Ricordo che tutti lo leggevano e aspettavano con ansia la pubblicazione dell'intera trilogia. Ha avuto talmente successo che la saga Millennium e` stata portata avanti. Ma molti dicono che senza Larsson, la storia non e` piu` la stessa.
Dicevo, nonostante tutto questo gran successo, io in piu` di 10 anni non l'avevo mai considerata. Poi, qualche mese fa, ho iniziato a guardare cosi, per noia, la mini serie tv svedese (quella con protagonista Noomi Rapace). Ho iniziato a interessarmi. Mi sono rifiutata di vedere la fine del film per poter comprare il libro. E niente, mi sono totalmente innamorata di Millennium.

Il libro ha quasi 700 pagine che ho letteralmente divorato. Ci sono due storie principali. All'inizio ci viene presentato il protagonista, Mikael Blomkvist, un giornalista di economia in piena crisi in quanto ha appena perso una causa di diffamazione contro un noto uomo d'affari. Mikael l'aveva accusato di alcuni reati piuttosto pesanti, ma all'ultimo momento non e` riuscito a provare le sue accuse. Blomkvist aveva visto giusto, ma non potendo piu` provare niente preferisce accettare la sconfitta e la condanna:una multa salata, tre mesi di carcere e la rovina del suo nome e del suo giornale, il Millennium. In queste prime pagine troviamo una quantita` abbastanza importante di nozioni di economia, truffe, giochi di potere, che potrebbero essere abbastanza pesanti e noiose. Larsson riesce invece a rendere interessanti anche queste parti!

Poi inizia la seconda storia..il vero nocciolo della questione, la trama principale. Un giorno Mikael riceve una chiamata da parte di un noto industriale in pensione. Henrik Vanger offre a Mikael un contratto milionario per scrivere una sua autobiografia e per risolvere un mistero che ha segnato la famiglia per quasi 40 anni. Che fine ha fatto sua nipote Harriet? Chi l'ha uccisa? Dopo i dubbi iniziali Mikael viene totalmente assorbito dalla storia e noi con lui. Non ho mai smesso un attimo di chiedermi che cosa fosse successo alla ragazza, quali segreti nascondessero i membri di questa orribile famiglia. Una famiglia ricca e facoltosa, ma numerosa e piena di serpi velenose. A un certo punto Mikael verra` aiutato nelle indagini da una delle protagoniste piu` strane e affascinanti che io abbia mai incontrato. Io amo, adoro Lisbeth Salander.
A un certo punto della storia il destino di Harriet si puo` intuire, cio` che i due scoprono non mi ha stupito piu` di tanto e l'avevo vagamente immaginato, anche perche` lo scrittore da fin dall'inizio due indizi importanti. Quello che sconvolge e disturba la mente e` piu` che altro la storia che sta dietro, quella che per anni la famiglia e` riuscita a nascondere e che mai nessuno aveva scoperto. Gli uomini che odiano le donne sono li nella famiglia Vanger; ma sono anche gli uomini che Lisbeth incontra e ha incontrato durante tutta la sua vita e che purtroppo hanno contribuito a renderla parte di quello che e` ora (la parte piu` brutta almeno). Il libro intero e` una storia di uomini abusatori e donne odiate, maltrattate e usate.

E` un libro che ho amato tantissimo. Da tempo non ne trovavo uno che mi appassionasse cosi tanto e che mi rimanesse addosso, nella mente e nel cuore. Mi sono seriamente affezionata ai protagonisti (mia cara Lisbeth) e non vedo l'ora di continuare con la triologia.
Questo e` a parer mio un signor Thriller, con la T maiuscola! C`e` il mistero, la suspense, l'imprevedibilita`. Vi avverto che ci sono anche delle scene di violenza abbastanza crude e pesanti; decisamente intense, che mi hanno fatto provare molta rabbia. Ma d'altronde stiamo parlando di un libro dove la violenza, e in particolare quella verso le donne, e` la protagonista assoluta. Larsson e` molto crudo e diretto.

Riassumendo, lo consiglio? Siiiii! Voto? 5/5!!

sabato 3 febbraio 2018

"L'avvelenatrice" di Alexandre Dumas - Cosa ne penso?

“Parigi, 1673. La marchesa di Brinvilliers viene arrestata con un'accusa raccapricciante: e` una serial killer. In seguito alla morte del suo amante durante un esperimento con dei veleni, vengono infatti rinvenute delle lettere in cui il morto e la sua nobile amante fanno delle confessioni terribili. Per poter avere l'eredita` e vivere la loro storia indisturbati, hanno avvelenato e ucciso il padre della marchesa e due fratelli...poi visto che ci hanno preso gusto hanno iniziato anche con nemici vari e hanno tentato di avvelenare la sorella e la cameriera di lei. Con questo piccolo volume Alexandre Dumas ci racconta uno dei piu` celebri fatti di cronaca nera dei secoli passati.”


Forse non tutti sanno che prima di scrivere i suoi piu` celebri romanzi come La trilogia dei moschettieri, Il tulipano nero o Il conte di montecristo, Alexandre Dumas (padre) scriveva libri su famosi fatti di cronaca nera della storia, chiamati “Crimes Celebres”. La storia di Marie-Madeleine d'Aubray, meglio conosciuta come la marchesa di Brinvilliers, e` uno di questi.
Io ammetto che non lo sapevo. Ma e` questo il bello della lettura. Si impara sempre qualcosa. Ci si arricchisce.

Dumas ci racconta in maniera certosina, degno di un moderno giornalista di cronaca nera, i fatti cosi come sono accaduti, riportandoci anche lettere, corrispondenze, rapporti della “polizia” di allora e le confessioni dei protagonisti di questa storia. In verita` la marchesa non ha iniziato da sola ad ammazzare a destra e a manca. Non che fosse una santa, pero` chi l'ha introdotta nel magico mondo dei veleni e` stato in realta` il suo aitante amante. Lei, dall'animo crudele e insensibile, ha comunque subito colto la palla al balzo per disfarsi immediatamente dei suoi nemici (tra cui vorrei ricordare i suoi familiari) solo perche` intralciavano la sua storia clandestina e la sua voglia di denaro. Il suo amante muore prima che tutto il putiferio scoppi; anzi, e` proprio la sua morte a dare il via alle indagini.

Dopo essere stata catturata, la marchesa subisce un processo nel quale la condannano a morte. Da quel momento Dumas ci parla di una marchesa completamente diversa. E` una donna che, messa di fronte al fatto compiuto (e grazie anche a qualche bella tortura), realizza cosa ha combinato e si pente, accettando la sua pena. Dumas a quel punto vorrebbe quasi farci provare pena per lei, ma fino alla fine non ho mai creduto veramente a questo pentimento. Per carita`, non dico che non sia possibile per una persona pentirsi delle proprie azioni, pero` da una donna cosi spietata mi aspettavo fino alla fine il colpo di scena. Che dite, sara` avvenuto davvero?

Inutile dire che una storia di serial killer, realmente accaduta e pure nel passato, per me rappresenta una lettura succosissima che non mi ha per niente delusa. La scrittura e` un po` ostica all'inizio, bisogna abituarsi allo stile, ma poi si va avanti benissimo. Non sapevo di questo lato di Dumas padre e ora sono curiosa di leggere altri “Crimini celebri”.
P.S. Come sempre l'edizione di Abeditore e` una gioia per gli occhi!!
Voto:4.5/5